18 Maggio 2024
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Memoria, Scienza e tecnologia

Da Marconi parte la connessione globale, prima di Steve Jobs e Bill Gates

04.05.2024

A 150 anni dalla nascita, Guglielmo Marconi, scienziato, imprenditore, pioniere delle telecomunicazioni tramite onde radio, è considerato l’inventore della radio e del telegrafo-senza fili. La diffusione della comunicazione deve tutto a lui. Con lui la radio diventò social ancor prima dei social network.

A volte le date sono bizzarre. Guglielmo Marconi si spegneva a 63 anni, il 20 luglio 1937. Alla notizia, il mondo intero si fermò per due minuti. Tutte le stazioni radio, dagli Stati Uniti all’Australia e in altri Paesi, ammutolirono per rendere omaggio all’inventore della comunicazione senza fili, pioniere riconosciuto delle telecomunicazioni tramite onde radio. Chi aveva dato forma reale all’idea di Maxwell e di Hertz (il padre delle onde elettromagnetiche), perseguendo la tradizione italica dei Volta, dei Galvani, dei Ferraris, per diventare uno degli inventori più celebri della storia (oltre che imprenditore e star adorata dalle folle) forse avrebbe sorriso davanti ad una singolare coincidenza. Nascere a Bologna a Palazzo Marescalchi dall’unione di Annie Jameson (discendente della storica distilleria) cantante lirica e Giuseppe Marconi, vedovo, proprietario terriero, proprio il 25 aprile (del 1874), nel giorno poi diventato Festa della Liberazione dal giogo nazifascista, rimane una sorta di beffa. Le celebrazioni dei suoi 150 anni dalla nascita non sono nemmeno paragonabili ai 700 dalla morte di Dante, perché attraverso la pratica della cancel culture che punta a rileggere e giudicare il passato con i nostri valori, si mietono vittime illustri.

Il professor Marc Raboy (McGill University di Montreal) autore di una monumentale biografia, afferma che i sospetti di col­lu­sione con il regime hanno fatto un po’ ombra al mito di Mar­coni, nel dopo­guerra, ma è innegabile che molto prima del cambio di paradigma delle nostre vite grazie all’avvento dei media come “estensione dell’uomo” (McLuhan), con Bill Gates e Steve Jobs punte di diamante, «l’esplo­sione della comu­ni­ca­zione glo­bale sarebbe stata impos­si­bile senza di lui». Il ’900, secolo dei Futuristi e dei viaggi spaziali, della fisica quantistica e della nascita di internet, ha Marconi come simbolo del progresso scientifico e tecnologico. Fin da quando a Villa Griffone nella campagna bolognese (estate del 1895), il giovane Guglielmo sperimenta la prima comunicazione senza fili, lanciando un segnale dalla sua stanza e facendo squillare un campanello aggregato ad una sorta d’antenna ricevente oltre la collina dei Celestini. Si concretizzava lo spettro radio (le “onde radio”) per comunicare a distanza.

L’abilità tecnologica si associa alla sagacia imprenditoriale, al punto che il trasferimento a Londra nel 1896, gli consente, grazie anche alle conoscenze familiari, di potere sviluppare il sistema di radiotelegrafia, di gestire i brevetti e i profitti finanziari delle sue innovazioni, glissando pure l’accusa di essere un semplice bricoleur capace “soltanto” di ricomporre un puzzle di tasselli già a disposizione. Intanto, collezionava matrimoni ed avventure adulterine, ma è il 1901 l’anno della svolta: il 12 dicembre, quando i segnali inviati dalla stazione di Poldhu, in Cornovaglia, giungono al ricevitore sull’isola di Terranova, in Canada, grazie al collegamento wireless transatlantico ad opera della Wireless Telegraph and Signal Co. Ltd, di cui Marconi è fondatore e direttore. È il lasciapassare per il riconoscimento (pur senza laurea) del premio Nobel della Fisica nel 1909, seguito da ricerche sulle onde corte, nel suo laboratorio mobile a bordo dello yacht Elettra, mentre s’infittivano le richieste degli armatori da tutto il mondo di apparecchiature per le teletrasmissioni. Pur partecipe della fondazione della BBC (1922) e della Uri, Unione radiofonica italiana «aveva una visione cri­tica della comu­ni­ca­zione glo­bale», e oggi din­nanzi alla dif­fu­sione delle reti social «sarebbe inor­ri­dito», come asserisce Raboy. Lo «strumento di pace» si è trasformato in arma d’offesa. L’uso venefico dei social docet, ahinoi.

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