01.01.2025
Stefania e Alessio raccontano il percorso adottivo che ha permesso loro di diventare i genitori di Bethelehem e Yasmine e coronare il sogno di essere una famiglia.
L’idea iniziale è nata nel 2010 ma si è concretizzata quasi due anni dopo, quando il desiderio di diventare genitori non ha più lasciato spazio all’incertezza e la paura che li avevano fatti tentennare. «Per dieci anni abbiamo provato ad avere dei figli, che non sono mai arrivati. Il modulo della domanda di adozione che avevamo scaricato dal Tribunale di Milano è rimasto nel cassetto per due anni. Finché non abbiamo detto “proviamoci”».
Alessio e Stefania sono marito e moglie, entrambi originari di Uboldo, un piccolo paese in provincia di Varese. «Ci conosciamo dalle scuole medie, quando siamo cresciuti, grazie ad amici in comune, ci siamo messi insieme e poi ci siamo sposati». Lui è un muratore, lei lavorava come impiegata a Milano e, dopo l’arrivo delle bambine, ha lasciato il lavoro per dedicarsi a tempo pieno alla famiglia. Dal 2015 sono diventati genitori di Bethelehem, che oggi ha dodici anni, e nel 2023 la famiglia si è allargata con l’arrivo di Yasmine, di sei anni.
Nel settembre 2012 hanno fatto la prima domanda di adozione nazionale e internazionale. A gennaio 2013 hanno ricevuto il decreto di idoneità per l’adozione internazionale e sono entrati in contatto con il Centro Aiuti per l’Etiopia, un ente di beneficenza fondato dall’allora Presidente Roberto Rabattoni, che Alessio ricorda come «un papà per tutti i bambini».
«La nostra ragione di vita era fare una famiglia» e con l’arrivo delle due bambine la loro vita è cambiata tutta. La prima bambina, Bethelehem, è di origine etiope, e prima dell’adozione viveva in un oratorio gestito dal Centro. Il percorso adottivo ha previsto due viaggi in Etiopia: il primo è servito per conoscersi, con il secondo si è conclusa l’adozione. Quando Bethelehem è arrivata a casa loro, aveva due anni e mezzo. «Non era piccolissima, era già grandina diciamo… era tutto nuovo per noi, è stato bello. Quando l’ho presa in braccio la prima volta mi sono commossa» mi dice Stefania. Per Alessio, invece, l’intesa non è stata così immediata, «la prima volta non voleva vedermi, per cinque giorni mi ha rifiutato. Mi sono tirato indietro, ho deciso solo di aspettare il momento giusto. Un giorno all’improvviso, cercandomi, ha chiamato “papà” e da quel giorno sono diventato papà». Con Yasmine è stato l’esatto contrario, «si è subito legata a me, con Stefania ha fatto più fatica». Yasmine aveva quasi cinque anni quando è arrivata in Italia con Alessio e Stefania, è originaria del Burkina Faso e prima dell’adozione viveva in una casa-famiglia, quindi «aveva una mamma affidataria, aveva già un senso di famiglia, che Bethelehem non aveva avuto e allora con lei abbiamo lavorato anche su questo».
Da quando sono diventati genitori adottivi fanno parte dell’Associazione “Il Filo di Arianna”, di cui Alessio è Consigliere. «È stata una fortuna incontrare loro e ringraziamo le fondatrici dell’Associazione» mi dicono, perché non è facile spiegare a chi non è un genitore adottivo quali sono davvero le sfide, le emozioni, e chi non vive in prima persona questa esperienza non può capire a fondo. Costruire una rete di genitori con cui confrontarsi diventa un’esigenza e una risorsa preziosa: condividere le proprie esperienze, cercare un parere, supportarsi. L’adozione è un percorso nuovo per tutti, per chi fa il genitore e per chi diventa figlio e «noi cerchiamo sempre di sensibilizzare verso l’adozione. Negli ultimi anni le adozioni sono in calo, soprattutto quelle internazionali. È un tema che a livello mediatico e politico è poco affrontato. Ci sono bambini che sono nati nel posto sbagliato al momento sbagliato ma meritano di avere un futuro».