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Musica

Immortalità, musica per le nostre orecchie

02.11.2023

Biennale di Venezia: il compositore Alvin Lucier, morto nel 2021 a 90 anni, ha donato le cellule ematiche a un gruppo di artisti ricercatori, in modo che – trasformate in cellule staminali – potessero comporre una rete neurale, tradotta in note musicali.

Che cos’è l’immortalità? È l’aspirazione di tutti noi, che in fondo questa pazza e complicata vita l’amiamo nonostante tutto. Ma è anche un tema in cui la tecnologia è parte integrante, alla ricerca di un Santo Graal che ci permetta ad un’eternità fisica e mentale che scacci la paura del nulla. L’immortalità, poi, è anche un tema di fisica quantistica, laddove spazio e tempo vengono annullati in modo che lo scorrere dell’orologio si fermi. Possibile? Forse, e c’è chi dice che in fondo il tutto è una questione di universi paralleli (semplice no?), e che quindi l’Aldilà non sarebbe altro che un’altra dimensione dalla quale arriviamo e nella quale torneremo. In cui passato, presente e futuro si fonderanno appunto in un momento continuo, invariabile e meraviglioso. Per chi se lo merita, s’intende.

I dubbi, però, restano troppi per aspettare quel momento, così ecco che la ricerca scientifica continua ad affannarsi per cercare un modo di garantirci comunque una seconda possibilità, sempre che questa sia la prima. E dunque, oltre ai tentativi di chi pensa di farsi ibernare in attesa di uno scongelamento nel futuro, qualcuno ha pensato che fonte dell’eterna giovinezza sia nel proprio sangue. Il compositore Alvin Lucier, per la precisione, che per il calendario tradizionale è morto nel 2021 a 90 anni, ma che essendo stato un rappresentante della musica sperimentale ha deciso di sperimentare anche sé stesso. Questo donando le cellule ematiche a un gruppo di artisti ricercatori, in modo che – trasformate in cellule staminali – potessero comporre una rete neurale.

Il procedimento fa parte di una ricerca scientifica “cellF”, iniziata nel 2015 mettendo insieme artisti, musicisti e scienziati per “creare il primo sintetizzatore modulare analogico biologico basato sui neuroni, o performer surrogato cibernetico”.

E il risultato di tutto ciò è stato mostrato alla Biennale musicale di Venezia, durante un concerto nel quale la rete neurale di Lucier è stata collegata tramite degli elettrodi al resto dei musicisti, finendo per diventare protagonista del “Music for Surrogate Performer”. In definitiva, le cellule sollecitate hanno autonomamente mandato degli impulsi per far suonare dei tamburi, seguendo il modo di comporre di Lucier come se il proprietario fosse stato lì in quel momento.

Questo tentativo di immortalità musicale, non solo artistica, non è il primo del genere: lo scorso aprile Ryuichi Sakamoto ha continuato a riempire i teatri dopo il suo trapasso grazie a un ologramma registrato in vita. Ma in questo caso si è andati oltre, e l’esperimento mette una prima pietra per un futuro in cui anche noi potremmo restare presenti, se non nel corpo, almeno nello spirito ed anche nei pensieri per interagire con i nostri cari. Sempre, appunto, che ce lo meritiamo. E sempre che l’immortalità su questo pianeta sia poi così davvero conveniente.

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