27.03.2024
I casi in Italia sono in costante aumento, soprattutto quelli registrati tra la popolazione femminile, che risultano circa il doppio di quella maschile. Contano circostanze evolutive e fattori genetici e ormonali.
I dati contenuti nella Relazione annuale al Parlamento realizzata dal Ministero della Salute parlano chiaro. I casi di celiachia registrati in Italia sono in costante aumento, e circa l’1% della popolazione ne è affetta. Ma c’è un’altra evidenza che emerge in maniera lampante: ad essere intolleranti al glutine sono soprattutto le donne.
Secondo il report annuale della Direzione Generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione (che si riferisce al 2022), dei 251.939 casi registrati ben 176mila sono donne, quasi il doppio rispetto agli uomini (che sono 75.885). Una proporzione che però varia in modo considerevole da regione a regione: in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise e Sardegna le diagnosi nella popolazione femminile sono addirittura il triplo di quelle riguardanti la popolazione maschile. In generale, i soggetti intolleranti al glutine risiedono nel Nord Italia, prevalentemente in Lombardia dove si conta il 18,4% delle persone con questa patologia, ed hanno età compresa tra i 18 e i 65 anni.
La celiachia si scatena quando il sistema immunitario che deve difendere l’organismo da batteri, virus e altri nemici, inizia per errore ad aggredire il glutine, una proteina contenuta nei cereali (come grano, orzo, e segale). I motivi per cui questa intolleranza colpisca in maniera più aggressiva e veloce la donna potrebbe risiedere nel suo ruolo biologico. L’ipotesi più accreditata, sostenuta anche dalla Fondazione Veronesi, riconosce nell’evoluzione la causa principale: il sistema immunitario femminile si è selezionato e sensibilizzato verso gli agenti infettivi, con lo scopo di poter fronteggiare le infezioni post-parto. A questo si aggiungerebbero anche fattori genetici e ormonali. Va detto, inoltre, che generalmente gli uomini sono meno attenti alla salute e alla prevenzione e una tale circostanza può aver interferito, per quanto in modo relativo, nel bilancio dei dati raccolti.
Riconoscere la celiachia può non essere semplice, perché i sintomi sono estremamente variabili. L’intolleranza al glutine colpisce l’intestino, pertanto i campanelli d’allarme più classici sono diarrea, gonfiore addominale, dolori al ventre, perdita di peso, malassorbimento intestinale. Nei bambini non è raro un rallentamento della crescita. A volte, però, possono presentarsi alcuni segnali atipici come bolle pruriginose, problematiche del cavo orale, alopecia, anemia oppure manifestazioni osteoarticolari con ricadute sulla postura. L’intolleranza al glutine può essere collegata anche a problemi legati all’infertilità o all’abortività spontanea.
Al momento esiste un solo trattamento efficace e scientificamente valido per la celiachia: si tratta di seguire una dieta che escluda completamente alimenti contenenti glutine, così da eliminare i sintomi e ricostituire i tessuti intestinali. L’appello degli esperti è ovviamente alla prevenzione, e l’invito è quello di contattare il medico all’insorgere delle prime “spie”. Una buona pratica che vale per tutti: donne e uomini.