30.10.2024
“Anatomia di un inizio” è il nuovo allestimento al Museo di Antichità di Torino che mette a confronto due straordinarie sepolture: una tomba neolitica scoperta in Valle d’Aosta e la mummia di un giovane uomo rannicchiato, ritrovata in Egitto.
L’archeologia scientifica è uno degli ambiti più interessanti e ricco di indizi per esplorare il passato dell’umanità attraverso le testimonianze di ciò che resta di quanto è rimasto sepolto nek tempo. Il Museo di Antichità di Torino, in occasione del suo terzo centenario, ha inaugurato un particolare allestimento, dal titolo “Anatomia di un inizio”, in cui per la prima volta sono messe a confronto due straordinarie sepolture, testimonianze di due contesti culturali e geografici molto diversi tra loro: una tomba neolitica scoperta a Montjovet, in Valle d’Aosta, nuovamente visibile dopo 50 anni, e la mummia di un giovane uomo rannicchiato, rinvenuta nei pressi di Luxor, in Egitto, quest’ultima in prestito triennale dal Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino. Questo nuovo percorso espositivo, curato dall’architetto Carlotta Matta dei Musei Reali, arricchisce proprio la sezione che riporta alle radici dell’Archeologia Scientifica in Piemonte.
La tomba neolitica di Montjovet fu scoperta nel 1909 in una piccola necropoli a inumazione, scavata dall’egittologo piemontese Ernesto Schiaparelli (1856-1928), direttore dell’allora Regio Museo di Antichità Greche, Romane ed Egizie – l’attuale Museo di Antichità dei Musei Reali di Torino. Subito musealizzata nella sua interezza, la sepoltura oggetto di studi approfonditi e la tomba venne ricostruita all’interno del museo proprio cent’anni fa, il 17 ottobre 1924. Dopo essere stata conservata, nell’ultimo mezzo secolo nei depositi del Museo di Antichità, il pubblico dei Musei Reali di Torino torna ad ammirarla grazie al nuovo riallestimento.
La mummia di un giovane uomo rannicchiato, invece, fu rinvenuta nel 1920 dalla Missione Archeologica Italiana diretta da Ernesto Schiaparelli, nel sito di Gebelein, a circa 30 chilometri a sud dell’odierna città di Luxor, sulla riva ovest del Nilo. Databile alla IV dinastia, tra il 2578 e il 2477 a.C., è confluita in quello che oggi è il Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino, fondato nel 1926 proprio per accogliere in un’unica sede le raccolte scientifiche e gli oggetti provenienti dalle campagne di scavo condotte dalla Missione in Egitto.
Le più recenti indagini condotte sulle due sepolture hanno permesso di gettare nuova luce su questi resti e nuove considerazioni storiche. Di fatto, nel primo ventennio del Novecento, maturò una svolta culturale nello studio e nella “percezione” dell’archeologia, non più considerata come una ricerca avventurosa, ma una disciplina scientifica volta a rispondere ai bisogni primari dell’uomo e a raccontare le storie del passato. I resti umani rappresentano qualcosa di fondamentale, in quanto documento di una storia individuale e tassello della storia evolutiva umana.