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Meena Keshwar Kamal, il CISDA e la solidarietà femminile

31.05.2024

Le volontarie del CISDA sono attive nella promozione di progetti di solidarietà a favore delle donne afghane sin dal 1999, quando incontrano le donne dell’associazione RAWA fondata da Meena Keshwar Kamal.

“Libertà è partecipazione”, cantava Giorgio Gaber. Per Meena Keshwar Kamal la libertà era questo e molto altro: istruzione, coraggio, politica. Nata a Kabul e assassinata dagli agenti del KHAD in Pakistan nel 1987, Meena trascorre la vita dare voce alle donne dell’Afghanistan private dei loro diritti e costrette al silenzio

Negli anni ’70, proprio mentre “La libertà” del leggendario Signor G entra nella storia della musica italiana, Meena è una fervente attivista politica: inizia una campagna contro le forze sovietiche e il loro regime fantoccio (l’occupazione sovietica dell’Afghanistan dura per dieci anni, dal 1979 al 1989, ndr), riunisce le donne e fa in modo di garantire loro l’educazione negata, organizza incontri presso l’università di Kabul per sensibilizzare l’opinione pubblica.

Nel 1977 fonda l’associazione RAWA. A questa realtà si ispirano dal 1999 le valorose donne di CISDA, Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane. «Perché ti interessa ciò che accade in Afghanistan? Troppe volte ho dovuto rispondere a questa domanda!», afferma Laura Quagliuolo, volontaria storica di CISDA. E ogni volta le parole di Laura sono sempre le stesse: «I problemi del mondo sono interconnessi. L’Italia, ad esempio, ha finanziato con i contributi dei cittadini le spese militari del periodo in Afghanistan. Perché non dovrebbe interessarmi come lo Stato utilizza i soldi pubblici?». Poche parole, dette bene, bastano per zittire chi legittima l’egoismo con l’ignoranza. C’è poi una questione di fondo, più umana, che anima Laura «fino a che non ci sarà libertà per tutte, nessuna lo sarà».

Negli ultimi venticinque anni Laura è andata numerose volte in Afghanistan per portare sostegno alle sorelle afghane. «Anche prima del ritorno al potere dei talebani il tasso di analfabetismo delle donne era dell’87%, segno del fatto che in diciotto anni gli americani e la NATO si sono occupati di una fetta molto ristretta della popolazione – dice –. Questo è un grande problema: senza istruzione queste bambine, ragazze e donne non potranno mai essere libere». La conoscenza è possibilità, che diventata ancora più rara dopo il 15 agosto 2021, quando talebani occupano Kabul, ponendo fine allo stato afghano sostenuto dalla Comunità internazionale, e alla guerra più lunga guidata dagli Stati Uniti e dalla Nato.

La situazione ora e di gran lunga peggiore, garantire un’istruzione alla popolazione femminile è ancora più necessario: CISDA supporta le donne dell’Afghanistan finanziando la realizzazione di scuole segrete. «Per studiare bambine e ragazze, e chiunque le aiuti, rischiano la vita – dice Laura –. Si ritrovano in abitazioni private armate di ferri da maglia e fili: sono ponte a sferruzzare in caso di arrivo improvviso dei talebani». La solidarietà delle italiane arriva lontano anche con altri progetti come il corso di sartoria e l’acquisto di 80 macchine da cucire per le donne afghane. «In questo modo le madri, obbligate a non lavorare dai fondamentalisti islamici, potranno contribuire al sostentamento delle famiglie».

L’indifferenza è la prigione dei deboli, destinati a una esistenza immobile, insegnano Laura e tutte le volontarie di CISDA. L’essere attivi, quindi vivi, è un dovere umano e civile perché la libertà «non è star sopra un albero» e «neanche il volo di un moscone», ma è partecipazione.

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