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Monica Gori e la tecnologia responsabile

08.03.2024

Dal liceo artistico all’Istituto Italiano di Tecnologia passando per il dipartimento di neuroscienze del CNR di Pisa e il Berkeley College in California. Il cuore di Monica Gori, psicologa con un dottorato in robotica e ricercatrice, batte per la pittura, la scienza e la famiglia.

I professori delle scuole medie le dicono che non è portata per lo studio, ma mai giudizio fu più avventato: dopo aver conseguito una laurea e un dottorato, e svolto molti progetti in prestigiose università all’estero e centri di studio d’eccellenza, Monica Gori è oggi responsabile del gruppo di ricerca U-VIP dell’Istituto Italiano di Tecnologia. Un traguardo che smentisce il parere di quei docenti che vedevano in Monica una ragazza poco incline ai libri.

Il suo percorso è davvero unico: dopo aver frequentato il liceo artistico, sviluppando una grande passione per la pittura, tra i banchi della facoltà di psicologia si interessa alle neuroscienze. «Ho scelto questo percorso perché desideravo fare un mestiere attraverso cui aiutare gli altri, contribuendo al benessere delle persone, in particolare dei bambini», spiega la ricercatrice. Immersa nella teoria, l’allora studentessa si rende conto di voler dare concretezza a quanto appreso. Con il dottorato in tecnologie umanoidi, conseguito all’Università di Ingegneria di Genova, acquisisce le competenze necessarie per creare tecnologie in grado di favorire l’inclusione sociale dei bambini con disabilità. Come il braccialetto sonoro, sviluppato all’interno del progetto europeo ABBI, che consente la riabilitazione delle capacità di orientamento spaziale nei bambini non vendenti con più di 5 anni. Per Monica si tratta di una «tecnologia responsabile» perché «realizzata e validata attraverso studi neuroscientifici». «Abbiamo testato il braccialetto sonoro, il primo al mondo, su un gruppo di piccoli pazienti non vedenti che hanno avuto la possibilità, per la prima volta nella loro vita, di giocare a “ruba bandiera” e “un, due, tre stella” per tre mesi un’ora al giorno: i risultati sono stati notevoli».

Donna d’arte e di scienza, la ricercatrice mette sempre un pizzico di creatività nel proprio lavoro, ottenendo il consenso della comunità scientifica. Nel 2020 ottiene 1,5 milioni di euro, assegnati dal Consiglio Europeo della Ricerca, per il progetto MySpace che mira a identificare «i periodi di sviluppo specifici in cui l’esperienza visiva è cruciale», ad esempio nei primi mesi di vita, in cui il neonato, raggiungendo gli oggetti che lo circondano, impara a esplorare l’ambiente.

Monica Gori è una professionista che fa la differenza nel contesto in cui opera, grazie all’unione di più linguaggi e una sensibilità tipica di chi ha navigato ambiti diversi sin dalla giovinezza. Intelligenza emotiva, spirito di osservazione, curiosità a non finire: Monica ha scelto la propria strada, ascoltando solo una voce, quella del suo cuore. E la sua felicità, che lei stessa si è costruita, è fatta – tra i tanti altri aspetti della vita – da tre figli e dal suo laboratorio, dove lavorano circa trenta neuroscienziati.  «Io consiglio ai giovani di vivere la vita come se fosse un quadro astratto – dice -. Non bisogna avere paura di seguire i propri desideri, si può sempre cambiare strada». Se la vita di Monica diventasse un caso di studio, nascerebbe un nuovo teorema: i giudizi sono solo parole e non fatti, se abbiamo il coraggio di decidere il nostro destino. Parola di scienza.

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