22.02.2025
In un mondo sommerso, dove l’umanità è solo un’eco lontana, un gatto nero solitario si ritrova a fronteggiare la sua più grande paura: l’acqua.
“Flow – Un mondo da salvare”, diretto dal regista lettone Gints Zilbalodis, ci trascina in un’odissea animata dove la natura e l’istinto di sopravvivenza si fondono in una danza silenziosa (l’unico audio del film sono le musiche).
La trama si dipana in un universo post-apocalittico, dove una misteriosa alluvione ha inghiottito ogni traccia della civiltà umana. Il nostro protagonista felino, costretto ad abbandonare il suo rifugio tra gli alberi, trova salvezza su una barca alla deriva. Qui, il destino lo unisce a compagni inaspettati: un capibara placido, un lemure curioso e un serpentario vigile. Insieme, formano un’arca improvvisata, navigando tra le rovine sommerse di un mondo che fu.
Mentre lo spettatore si immerge in questo racconto, scopre dettagli che aprono finestre sul nuovo scenario. Come la scoperta che anche il banano ha un suo fiore, una meraviglia rosa sospesa sotto il casco di frutti, simbolo di bellezza nascosta e resilienza. O un uccello sconosciuto che, senza apparente motivo, si erge a difensore del gatto, dimostrando che anche nella natura esistono alleanze impreviste. La fauna, proprio come la società umana, si organizza attorno a ruoli precisi: protagonisti, emarginati e antagonisti, ciascuno con un compito da svolgere nella delicata coreografia della sopravvivenza.
Zilbalodis, già noto per il suo precedente lavoro “Away”, continua la sua esplorazione di narrazioni senza dialoghi, affidandosi a immagini evocative e a una colonna sonora immersiva per comunicare emozioni profonde, che non hanno bisogno di dialoghi. La scelta di non antropomorfizzare gli animali conferisce autenticità ai personaggi, permettendo al pubblico di connettersi attraverso gesti e sguardi, in un linguaggio universale che trascende le parole.
“Non parlano, non camminano su due zampe, non indossano vestiti. Sono lontani dall’antropomorfismo artificiale che ha saturato il mondo dell’animazione”, ha dichiarato Zilbalodis. “Eppure, le loro emozioni ci sono familiari, perché rispecchiano le nostre domande esistenziali: da dove veniamo? Dove stiamo andando? Come possiamo vivere insieme?”.
La produzione del film è stata un’impresa internazionale, con team di animazione dislocati tra Francia e Belgio. Utilizzando il software open-source Blender, Zilbalodis e la sua squadra hanno creato un mondo visivamente affascinante, dove ogni onda e ogni raggio di luce contribuiscono a costruire un’atmosfera tanto reale quanto onirica. La colonna sonora, composta dallo stesso Zilbalodis insieme a Rihards Zaļupe, mescola sonorità elettroniche con elementi naturali, accompagnando delicatamente il viaggio dei protagonisti e quello dello spettatore.
Dalla sua anteprima al Festival di Cannes nel maggio 2024, “Flow” ha raccolto consensi unanimi, aggiudicandosi premi prestigiosi come il Miglior Film d’Animazione agli European Film Awards e ai Golden Globe. La sua capacità di raccontare una storia profonda senza l’uso di dialoghi lo ha reso un candidato di spicco anche agli Oscar, con nomination sia come Miglior Film d’Animazione che come Miglior Film Internazionale.
Attualmente nelle sale italiane (ancora per poco), il film rappresenta una delle esperienze cinematografiche più originali e immersive degli ultimi tempi. Senza parole, racconta di una comunità che si forma nell’emergenza, un gruppo che impara a condividere il timone e che alla fine del viaggio cerca un nuovo posto nel mondo, un mondo che cambia e che li sfida a trovare un nuovo equilibrio. “Flow” è un viaggio che invita lo spettatore a lasciarsi trasportare dalla corrente, riscoprendo il valore dei legami in un universo in continua trasformazione.