12 Novembre 2025
/ 12.11.2025

New Delhi, la pioggia artificiale non batte lo smog

Fallisce il rimedio chimico al posto della cura vera

A New Delhi, dove ogni inverno l’aria diventa una nebbia tossica, le autorità hanno deciso di tentare l’ennesima “soluzione creativa”: far piovere artificialmente per lavare via le polveri sottili. La tecnica, nota come cloud seeding (inseminazione delle nuvole), consiste nel disperdere ioduro d’argento o altre sostanze chimiche per indurre la condensazione dell’acqua e provocare piogge. Ma l’esperimento, costato oltre 310.000 euro e condotto da scienziati dell’Istituto indiano di tecnologia (Iit) di Kanpur, non ha prodotto risultati: la copertura nuvolosa era insufficiente e l’umidità troppo bassa per generare precipitazioni significative.

La città soffoca

Con i suoi 30 milioni di abitanti, la capitale indiana è una delle città più inquinate del mondo. Ogni anno, tra novembre e gennaio, la combinazione micidiale di traffico, emissioni industriali e bruciature dei residui agricoli delle regioni vicine crea una cappa che trasforma il respiro in un rischio. Giovedì scorso i livelli di Pm2.5 – le particelle sottili più pericolose perché penetrano nel sangue – hanno superato di venti volte i limiti giornalieri raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità. Secondo The Lancet, tra il 2009 e il 2019 la contaminazione atmosferica ha causato in India 3,8 milioni di morti.

Droni, torri e ora piogge artificiali: la corsa alle soluzioni miracolose

Non è la prima volta che Delhi tenta strade improbabili. In passato ha speso milioni in torri “purificatrici” d’aria, droni irroranti e macchine che dovrebbero filtrare l’atmosfera. Tutte iniziative più scenografiche che efficaci. L’attuale progetto non fa eccezione: “Il successo non arriva sempre al primo tentativo”, ha commentato Virendra Sachdeva, esponente del partito del premier Modi, difendendo i test. Ma gli esperti sono molto meno indulgenti.

Gli scienziati: “Un uso improprio della scienza

“Non è così che si risolve il problema”, ha dichiarato la militante ambientale Bhavreen Kandhari. “Solo eliminando le fonti della contaminazione possiamo riprendere il controllo dell’aria che respiriamo”.

Anche il climatologo Daniele Visioni, della Cornell University, spiega che “questa tecnica non crea pioggia dal nulla: può solo spostare l’umidità da un punto a un altro, e la sua efficacia in presenza di forte inquinamento è tutta da dimostrare”.

Due studiosi dell’Iit di Delhi, Shahzad Gani e Krishna Achutarao, hanno bollato l’iniziativa come “un caso d’uso scorretto della scienza e di disprezzo dell’etica”, scrivendo sul quotidiano The Hindu: “Le cause dell’inquinamento a Delhi sono note, così come le soluzioni: carburanti più puliti, migliore gestione dei rifiuti, applicazione rigorosa delle norme. Invece si preferisce offrire uno spettacolo costoso che non affronta la radice del problema”.

Il cielo resta grigio

Anche se un giorno le piogge artificiali riuscissero davvero a cadere, sottolineano gli esperti, l’effetto sarebbe solo temporaneo: “I livelli di inquinamento tornano a salire quasi subito dopo la fine della pioggia. Lo vediamo già durante la stagione dei monsoni”, osserva Mohan George del Centre for Science and Environment.

Il risultato, per ora, è che la capitale indiana continua a soffocare sotto una coltre velenosa, mentre la politica rincorre scorciatoie che fanno rumore ma cambiano poco. Un “spettacolo costoso”, come lo definisce l’Afp, in una città dove respirare resta un atto di coraggio quotidiano.

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