21 Maggio 2024
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Cultura, Turismo

Nuova vita a Castelluccio, luogo dal sapore particolare

Castelluccio di Norcia, sopravvissuto regno della leggendaria Sibilla, di cavalieri, nobili e avventurieri piange ancora la causa delle sue stesse origini, il moto generatore della Terra che un tempo era padre e amico. Finalmente buone notizie sui lavori di ricostruzione, con promettenti innovazioni.

Ci sono realtà territoriali che attendono di tornare a nuova vita dopo il sisma che le ha colpite. Castelluccio di Norcia è una di queste. È un borgo dal sapore particolare, che oggi espone e presta ai visitatori in cammino il suo ventre corroso, fino al 2016 intimo luogo dell’abitare. Passeggiando fino al punto più alto del paese, facendosi strada, ad ogni passo, tra le macerie sparse, si giunge ad osservare da vicino il Monte Vettore, ma anche le poche pareti rimaste in piedi di case, i cumuli di cemento, intonaco e mattoni, il marciapiede spaccato a metà che pende con le sue lanterne verso il vuoto sul lato che costeggia il crinale, l’asfalto diviso in due. Il regno della leggendaria Sibilla, di cavalieri, nobili e avventurieri, piange la causa delle sue stesse origini, il moto generatore della Terra che un tempo era padre e amico. I terremoti che si sono susseguiti otto anni fa nel Centro Italia, di magnitudo 6.0, 5.5, 5.9, 6.5, il 24 agosto, il 26 e 30 ottobre e ancora il 18 gennaio 2017 con quattro forti scosse, la maggiore di 5.5, hanno provocato oltre quarantamila sfollati, quasi quattrocento feriti, più di trecento morti. Hanno interessato una vasta area, dalla valle del Tronto alla provincia di Perugia, con epicentro tra Norcia e Preci, fino ai comuni aquilani di Monterale, Capitignano, Cagnano Amiterno. Le osservazioni dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia avevano fatto notare la complessità dell’area sismica lungo la catena appenninica, che si estende per circa 25-30 chilometri di lunghezza, 10 -12 di larghezza tra Norcia e Amatrice e una profondità di 10 chilometri dalla superficie.

A così tanta distanza da quegli eventi, molte ferite sono rimaste aperte. Per comprendere le proporzioni del fenomeno è necessario respirare l’aria del “piccolo Tibet”, dove i ristoratori e i commercianti che resistono o che tornano, operando nelle strutture moderne del paese e più a valle, propongono a turisti e curiosi i prodotti della tradizione: lenticchie, formaggi, confetture, biscotti, liquori. Hanno assistito a molti annunci, riponendo speranze. Ma «gli anziani che vivevano qui – ci raccontano – sono già tutti morti. Non hanno fatto in tempo a rivedere le loro case. Alcuni sono stati portati via, a Roma». Un giovane ci narra di aver proposto ad un amministratore, per gli abitanti, una sorta d’indennizzo del valore della propria casa, tanto a metro quadrato, se proprio non c’è futuro per una zona così a rischio. A distanza di otto anni da quegli eventi difficili da dimenticare, i lavori per la ricostruzione di Castelluccio sono, però, finalmente stati affidati e prevedono interventi innovativi. L’Ati, associazione temporanea d’imprese che riunisce le aziende Edil Moter, Dava e Taddei Spa, costituirà una società consortile dal nome Officina Castelluccio Scarl. Si attende un’opera futuristica, frutto delle più alte espressioni dell’edificare, con piastre di fondazione munite di isolatori sismici. Un’opera capace di trarre nuovi getti di vita dalle ceneri a memoria del passato.

 

 

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