13.11.2023
La “genomica comparativa” è un potente strumento per lo studio dei cambiamenti evolutivi tra organismi, contribuisce a identificare i geni che sono conservati o comuni tra le specie. È lì che risiedono i segreti delle nostre scelte decisive, dei nostri errori e le peculiarità dei nostri caratteri.
Le nostre scelte sono dettate da meccanismi che non sempre riusciamo a controllare, gli studi sulla genomica identificano i geni che sono propri di ogni individuo e che ne caratterizzano il modus operandi. A questi studi vengono poi associati quelli della psicologia sperimentale sui processi cognitivi, percezioni, emozioni, attenzione etc. Il Prof. Roberto Marangoni – direttore del Centro Interdipartimentale per lo Studio dei Sistemi Complessi (CISSC) che si occupa di modelli teorici in “genomica comparativa” e in biologia dei sistemi, con particolare riferimento alla biologia sintetica delle protocellule – ci spiega come queste caratteristiche, che sono uniche in ogni individuo ci portano a fare scelte errate e a riprodurle nel tempo.
Qual è il meccanismo che ci fa emettere giudizi senza avere delle vere cognizioni?
«Tutta l’architettura mentale che l’uomo ha acquistato in milioni di anni di evoluzione ci configura come cattivi predittori, cioè, noi abbiamo dei meccanismi interni, che usiamo senza rendercene conto in moltissime situazioni e che ci fanno sbagliare delle previsioni perché di fatto non sono compatibili con l’andamento vero del fenomeno».
Ci spieghi in dettaglio quali sono i meccanismi che ci fanno sbagliare?
«Noi tendiamo a ripetere sempre gli stessi errori, perché la nostra natura caratteriale ci fa vedere in modo favorevole certi tipi di decisioni anche quando nel passato si sono rivelate sbagliate. Per evitare che ciò succeda una buona abitudine sarebbe quella di prendere nota delle decisioni che andiamo a prendere, scrivendolo, perché questo ci crea un nostro data-base soggettivo e se lo compiliamo bene ci farà capire in quali situazioni sbagliamo di più, per poter, poi, correggere gli atteggiamenti errati. Le ricerche di psicologia sperimentale dicono che questo meccanismo si perpetua soprattutto nelle persone di maggior successo. Perché il fatto che ci consideriamo esperti in un determinato settore, ci porta a sbagliare di più».
Ma anche la scienza può sbagliare, è possibile formulare delle previsioni scientificamente fondate?
«Sì, è possibile ma per un numero di sistemi molto, molto piccolo con delle particolari caratteristiche. Faccio l’esempio della sonda New Horizons spedita su Plutone. È chiaro che lì si può fare una previsione su un viaggio che è lungo 5 miliardi di chilometri e che ha richiesto soltanto due piccole correzioni di rotta, ma li stiamo considerando un problema che nella sua descrizione scientifica, metodologica, formale e di formule matematiche è un sistema semplicissimo. Semplice, perché di fatto considera quasi soltanto la gravità newtoniana. La sonda ha una massa piccolissima rispetto ai campi gravitazionali dei pianeti interessati lungo la traiettoria, per cui di fatto il problema è di quelli in cui il rumore incide pochissimo e il calcolo si può fare bene. Tutto il sistema ha una ampia predicibilità, ma se già consideriamo il sistema inverso, per esempio un asteroide che è vicino alla Terra e rischia di cadere e lì vediamo come la predicibilità, nonostante il contesto sia molto simile, sia molto più bassa perché l’uomo lì non controlla nulla».
Mi può spiegare come succede?
«Quando si manda la sonda nello spazio, è chiaro che uno controlla esattamente la velocità di fuga impressa dal vettore, controlla la traiettoria, controlla tutto, e quindi questo sistema ha una buona predicibilità. Quando invece avvisti un asteroide devi cominciare a fare dei campionamenti, ho dei dati che mi arrivano e devo fare delle inferenze. L’inferenza è soprattutto soggetta al rumore che a sua volta è soggetto ad amplificazioni, per cui anche un piccolo errore compiuto nelle misurazioni si ripercuote nel sistema e alla fine la capacità predittiva diventa meno precisa. Il sistema è predicibile lo stesso, ma l’accuratezza della predizione che ho è molto, molto minore e, quindi, stimare dove cadrà l’asteroide sarà più difficile e potrà coprire un’area vastissima».