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Riccarda Zezza e l’evoluzione dei genitori

03.05.2024

Vita e lavoro, due dimensioni tra cui molte donne sono obbligate a scegliere. Per Riccarda Zezza, Ceo e Founder di Lifeed, EdTechcompany che crea soluzioni innovative per lo sviluppo del capitale umano, questo è la prova che la cura dei figli continua a influire sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

«E ora che ti sei spostata farai anche un figlio?». Secondo Riccarda Zezza per queste parole una donna ha diritto a indignarsi, se dette al lavoro. «Una domanda del genere lascia trapelare lidea che la maternità possa costituire un problema per la crescita, la carriera e anche solo per la produttività sul luogo di lavoro». Bisogna quindi «cambiare il punto di vista sulla potenziale alleanza tra vita e lavoro», una sfida importante che non può più aspettare.

Donne, lavoro e maternità: come si colloca lItalia rispetto al resto dellEuropa?

Nel 2014, secondo lEurostat, il tasso di occupazione femminile in Italia si aggirava intorno al 50%. Dieci anni dopo siamo cresciuti di solo cinque punti percentuali: siamo al 55% con 14 punti percentuali sotto la media europea (69,3%). In dieci anni diminuisce di un solo punto percentuale, dal 53% al 52%, il numero delle madri che si dimettono a causa dellinconciliabilità tra vita e lavoro.

Aziende e genitorialità: quali sono le best practice? 

Ci sono diverse aziende in Italia che hanno scelto di vedere le mamme e i papà in tutto il loro potenziale, valorizzandone le competenze genitoriali in ufficio e quelle professionali a casa. Sono le Caring Company”: aziende che vedono nella cura un motore di benessere, coinvolgimento e leadership. Dal 2017 Danone usa Lifeed come strumento di cambiamento culturale e di ascolto delle persone, aumentando la sua capacità di trattenere talenti femminili: il 100% delle madri rientra dal congedo di maternità (mentre in Italia 1 madre su 5 lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio). Ha inoltre aumentato la leadership femminile: la presenza di donne manager è cresciuta del 27% in dieci anni, diventando maggioritaria, e nell’ultimo anno il 14% delle promozioni è andato a mamme rientrate dal congedo di maternità.

Ci fa un esempio di bias inconsci legati alla maternità?

Pensiamo al nome del congedo” di maternità: la parola congedo fa pensare a una persona che va via, mentre le madri restano nella società a pieno titolo, e di pause come il congedo di maternità ce ne sono tante altre, ma hanno altri nomi, per esempio master”. Le parole sono importanti, danno forma al pensiero.

Quali sono le pressioni che oggi una neomamma percepisce?

La pressione di fondo è lidea che, se si hanno ruoli diversi, questi vadano in conflitto tra di loro. Così, la maternità diventa una dimensione ostile alle altre. Ma noi sappiamo, ce lo dicono i dati, che le diverse dimensioni delle persone non solo possono convivere pacificamente, ma sono addirittura in grado di scambiarsi risorse, rafforzandosi le une con le altre e migliorando la qualità complessiva di quel che facciamo.

Quali cambiamenti ha osservato nelle lavoratrici dopo il periodo di congedo post partum? 

La maternità rappresenta una enorme palestra di competenze. Gestire capricci, priorità, emergenze, seguire linserimento a scuola, i problemi adolescenziali sono esperienze che valgono mille corsi di formazione in aula e sviluppano competenze utilissime. E tra laltro è una formazione continua.

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