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Riccardo Noury e le schiavitù moderne

04.06.2024

Quali sono le nuove forme di privazione della libertà? Dai lavoratori sfruttati in Qatar, alle vittime del caporalato fino alle donne ridotte in schiavitù sessuale. Ne parla Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, di cui fa parte dal 1980.

«Senza i lavoratori migranti, ossia il 90% della forza lavoro del Qatar, i Mondiali di calcio del 2022 non sarebbero mai esistiti», dice Riccardo Noury che nel libro «Qatar 2022, i Mondiali dello sfruttamento» (Infinito Edizioni, 2020) racconta le vite sacrificate di oltre seimila persone. L’intensa attività di ricerca di Amnesty, condotta dal 2010 al 2022, ha portato alla luce lo sfruttamento estremo di circa 2 milioni di lavoratori migranti originari dell’Asia e dell’Africa subsahariana arrivati nello Stato del Golfo per la costruzione di strutture sportive in vista delle competizioni calcistiche del 2022. «Avevamo messo subito in guarda la comunità internazionale sui rischi oggettivi, ma non potevamo immaginare ciò che poi è accaduto: oltre seimila persone morte sul lavoro a causa di condizioni disumane, turni massacranti senza pause, e costrette a dormire in strutture fatiscenti».

Grazie a un’analisi dei dati sui decessi eseguita da Amnesty International su molteplici fonti, è emerso che «la maggior parte delle morti di lavoratori migranti rimane senza spiegazione. Le statistiche ufficiali del Qatar mostrano che dal 2010 al 2019 sono morti 15.021 stranieri di ogni età e occupazione ma che le cause del decesso sono inattendibili». Oltre a non essere mai state effettuate autopsie, Amnesty denuncia la totale assenza di risarcimenti alle famiglie delle vittime. Due anni dopo la World Cup nulla è cambiato: «Amnesty continua a chiedere a FIFA e al governo del Qatar di predisporre un fondo risarcimenti di 460 milioni di dollari, una briciola rispetto ai 7 miliardi di ricavi ottenuti grazie business del pallone».

Quella originata dallo sportwashing, ossia la «strategia con cui, attraverso l’organizzazione di grandi eventi sportivi, si distoglie l’attenzione dalle violazioni dei diritti umani», non è l’unica forma di schiavitù moderna. Il 24 aprile 2024 è ricorso l’undicesimo anniversario del crollo dell’edificio Rana Plaza a Dakha, capitale del Bangladesh: 1.138 vittime e migliaia di feriti nella peggiore catastrofe legata al settore della moda. «Questi sono i morti della fast fashion, di un modello di business basato sulla logica del profitto a tutti i costi, anche quando il prezzo da pagare è mille cadaveri sepolti sotto un palazzo».

Anche l’Italia non è immune dal fenomeno. «Nei campi agricoli del basso Lazio, ad esempio, i lavoratori delle comunità Sikh sono sottoposti a sfruttamento estremo. Questa situazione si intreccia alla condizione di irregolarità di numerosi immigrati che, per paura di essere rispediti nei Paesi di provenienza, non denunciano i maltrattamenti e diventano prigionieri di uno sfruttamento invisibile».

Ci sono anche buone notizie, storie di riscatto e rinascita. Come quella di Nadia Murad Basee, premio Nobel per la Pace 2018, sopravvissuta al genocidio del popolo yazida, di cui ricorrerà il decimo ad agosto 2024. «Come tante altre migliaia di ragazze irachene di religione yazida, Nadia è stata rapita e ridotta in schiavitù sessuale dallo Stato Islamico», racconta Noury. Gli uomini del califfato hanno utilizzato lo stupro come arma di guerra nei confronti di bambine, ragazze e donne vittime della tratta. «La buona notizia è che Nadia si è laureata in sociologia lo scorso 11 maggio».

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