Un robot a quattro zampe che si muove agilmente tra gli alberi, affiancato da droni sempre più evoluti: non è fantascienza, ma il nuovo approccio al monitoraggio sostenibile delle foreste. Sono gli ingredienti di un complesso di progetti allo studio nelle facoltà di Ingegneria e di Agraria della libera Università di Bolzano, in collaborazione con l’Università di Trento, il Politecnico di Monaco, l’Università di Oxford e l’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Zurigo. Una partnership interdisciplinare che vede ecologi e ingegneri lavorare insieme per sviluppare soluzioni innovative.
Le foreste rivestono un ruolo cruciale nella mitigazione dei cambiamenti climatici, ma il loro monitoraggio su larga scala rimane una sfida complessa. Digiforest (Digital Analytics and Robotics for Sustainable Forestry), finanziato nell’ambito delle Horizon Innovation Actions, punta a superare questo limite sviluppando un ecosistema tecnologico basato su robot capaci di raccogliere dati tridimensionali dettagliati sulle foreste e su singoli alberi per l’utilizzo di harvester autonomi. Il progetto mira a ricostruire rappresentazioni tridimensionali delle foreste per supportare operatori, gestori del territorio e decisori politici nella gestione delle risorse. A queste attività vanno sommate quelle comprese nel consorzio INEST (Interconnected Nord-Est Innovation Ecosystem), finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Nel 2025, il progetto Forma avvia una novità: utilizza l’innovativo robot ANYmal di ANYbotics, un sistema zoomorfo a quattro zampe progettato per muoversi su terreni accidentati con sorprendente agilità. Il modello è stato scelto tra quelli commercialmente disponibili sulla base di considerazioni tecniche. “Rispetto ad altre piattaforme dotate di ruote, un robot con le gambe è molto più flessibile e agile per la tipologia di ecosistema di cui ci occupiamo”, spiega Enrico Tomelleri, ecologo e professore della Facoltà di Scienze agrarie, ambientali e alimentari di unibz, che guida il team di ricerca. I test iniziali stanno dando risultati promettenti, con il robot che si muove bene anche in situazioni complesse del terreno forestale. “Stiamo testando su terreni a difficoltà crescente – dice il docente – se devo essere onesto, se la cava molto meglio di quanto mi aspettassi, ha un movimento molto fluido”.
Un elemento comune a questi progetti è l’utilizzo della tecnologia LiDAR, un sistema che utilizza impulsi laser per misurare distanze e creare mappe dettagliate dell’ambiente. Questa tecnologia consente di ricostruire in 3D l’ambiente forestale, fornendo informazioni precise sulla forma e sulla struttura del territorio e della vegetazione. Gli algoritmi di intelligenza artificiale analizzano i dati raccolti, e sono in grado di elaborare modelli dettagliati atti a supportare la gestione delle foreste. Questo permette di pianificare interventi silvicolturali basati su stime accurate, in grado di supportare la capacità di sequestrare carbonio, contribuendo quindi con una base scientifica alle politiche di sostenibilità e mitigazione climatica.
Una volta si controllavano le foreste con le torri, occupate da persone impegnate a scrutare e lanciare eventualmente l’allarme; ovviamente la combinazione drone-robot permetterà di avere un controllo abbastanza preciso anche delle zone protette o a rischio di incendi. Quali sono i possibili usi? “C’è un enorme sviluppo tecnologico sia a livello terrestre che a livello aereo – risponde Tomelleri – mentre la parte terrestre è ancora all’inizio, la parte aerea si sta sviluppando decisamente e i droni hanno sempre tempi di volo più lunghi. Questo permette osservazioni dall’alto, precise, che non vanno a sostituire ma ad essere complementari all’osservazione fatta dagli operai forestali o dagli agenti forestali o dai carabinieri forestali nelle regioni dove sono presenti. Il nostro è un work in progress, stiamo testando diversi strumenti; per quanto riguarda la parte aerea siamo in uno stadio avanzato, la tecnologia è molto più sviluppata. Per la parte terrestre io mi aspetto di avere dei primi risultati a breve e un prodotto scalabile probabilmente entro la seconda metà del progetto.”