1 Dicembre 2025
/ 1.12.2025

I satelliti avvertono, le falde idriche europee si stanno prosciugando

Il clima europeo sta entrando in una fase nuova e bisogna prenderne atto. Servono politiche di risparmio idrico, infrastrutture più efficienti, sistemi di recupero e riuso dell’acqua, agricoltura meno assetata, investimenti strutturali

Il quadro della siccità in Europa si aggrava. Un’analisi condotta dall’University College London in collaborazione con Watershed Investigations e riportata con evidenza da The Guardian rivela che vaste aree del Sud e del Centro Europa — dalla Spagna all’Italia, dalla Francia alla Polonia — stanno perdendo rapidamente le loro riserve di acqua dolce, compresa l’acqua sotterranea. Un campanello d’allarme per la sicurezza idrica del continente. I dati arrivano da rilevazioni satellitari che monitorano l’acqua immagazzinata nel continente, rivelando una perdita costante che dura da oltre vent’anni.

L’immagine che ne esce è quella di un’Europa divisa. A nord le risorse idriche aumentano, perché piove di più. A sud e nel centro del continente, invece, avviene il contrario: Spagna, Italia, Francia, Germania, Svizzera e buona parte dell’Europa orientale vedono le falde assottigliarsi, i fiumi ridursi e i terreni diventare più aridi. In queste aree le piogge non solo diminuiscono, ma quando arrivano lo fanno con violenza, spesso in forma di nubifragi rapidi che scorrono via senza penetrare nel sottosuolo. Le grandi falde, quelle che dovrebbero garantirci continuità anche nei periodi secchi, non riescono più a ricaricarsi abbastanza rapidamente.

La prima vittima è l’agricoltura

Le conseguenze non riguardano solo la disponibilità d’acqua nelle case. Se le riserve profonde si prosciugano, la prima vittima è l’agricoltura: meno acqua significa raccolti più incerti, rese inferiori e un conto economico che rischia di esplodere. E con l’agricoltura traballano anche gli ecosistemi legati ai corsi d’acqua, che già oggi mostrano segni di stress: fiumi fragili, zone umide che arretrano, biodiversità che si assottiglia. In alcune regioni europee l’acqua potabile dipende quasi interamente dalle falde, e la tendenza negativa registrata dai satelliti rappresenta quindi un campanello d’allarme diretto, concreto, immediato.

Il punto è che non basta sperare nel “prossimo inverno piovoso”. Il clima europeo sta entrando in una fase nuova e bisogna prenderne atto. Servono politiche di risparmio idrico, infrastrutture più efficienti, sistemi di recupero e riuso dell’acqua, agricoltura meno assetata, investimenti strutturali. È un cambio di prospettiva: non si tratta di gestire l’emergenza, ma di ridisegnare il modo in cui trattiamo l’acqua.

Si consumano le scorte

Lo scenario descritto dal Guardian è la fotografia di un continente che sta lentamente consumando la propria scorta di sopravvivenza. Se non interveniamo in fretta, la siccità che oggi sembra un problema stagionale diventerà parte del paesaggio — e non potremo più dire che non l’avevamo visto arrivare.

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