“E’ un uomo di Chiesa, abituato alla collegialità, alla mediazione, molto aperto, molto vicino agli ultimi, inclusivo, che non sarà divisivo. Saprà parlare a tutti e tenere assieme le diverse anime della Chiesa. È un moderato, che rifugge dagli estremismi, ma è forte nelle sue convinzioni. Dialogo si, sempre, ma compromessi morali mai”. Padre Pietro Bellini, agostiniano, missionario in Perù e da 30 anni presidente della ong Apurimac, attiva in quel Paese, lo conosce bene il nuovo papa.
Il suo sarà un papato nel segno di Francesco, anche nella tutela del Creato?
“Io non farei paragoni con Francesco, perché ognuno ha la sua sensibilità e il suo stile, ma certo se fai il missionario in America latina, non puoi non essere sensibile alla protezione della casa comune, pensiamo solo alle devastazioni causate dalle miniere, che in Perù provocano danni enormi. Come ogni missionario, papa Prevost sarà attento all’ambiente, alla Pachamama come la chiamano in Perù, dove la raffigurano come la Madonna: io su questo non ho dubbi”.
È un papa nordamericano o un Papa sudamericano?
“Più sudamericano sicuramente, anche se la sua cultura e la sua formazione nordamericana permangono, ovviamente. Ma il suo essere americano è un esserlo in un molto molto diverso da Trump. E credo che lo dimostrerà presto, perché fede cristiana ci sono dei valori dai quali non ci si può allontanare, sui quali non sono ammissibili compromessi. Gesù accoglieva tutti, e su questo non si discute. Papa Prevost ha l’animo latino, latino e direi europeo: non potrebbe essere più distante da Trump”.
Come è Papa Leone XIV in privato?
“Una persona molto simpatica: ama lo sport, il tennis, il calcio, la musica. Una fede robusta, un carattere forte. Ha vissuto una chiesa missionaria in Perù, una chiesa che parlava ai poveri e agli emarginati, non si può fare missione in Perù senza essere amico dei poveri. Ma ha anche dimostrato capacità di guida sia degli agostiniani sia, poi, alla congregazione dei vescovi. Sempre con uno stile collegiale ma autorevole. Quando lui era priore generale degli agostiniani, a Roma, io ero procuratore generale e ho visto direttamente le sue grandi capacità. In questo nuovo ruolo saprà mostrarsi molto positivo per la Chiesa, per il cammino sinodale, per il dialogo con le conferenze episcopali e per riaffermare la dottrina cristiana, le ragioni della nostra fede. Se il signore lo ha chiamato gli darà le forze per fare quel che deve. Nessuno lo tirerà per l giacca, né Trump né nessun altro. Chi lo pensa, si illude”.