Durante l’estate, le spiagge italiane si popolano di ombrelloni dal design esotico, spesso realizzati in rafia sintetica. Sebbene esteticamente gradevoli, nascondono un impatto ambientale significativo. La rafia sintetica, composta da materiali plastici come poliammide e derivati della viscosa, si degrada lentamente, rilasciando microplastiche nell’ambiente. Queste particelle finiscono nella sabbia e, trasportate dalle onde, si mescolano con la vegetazione marina, diventando un pericolo per la fauna che le scambia per cibo.
L’appello di Plastic Free Onlus
Luca De Gaetano, presidente di Plastic Free Onlus, ha lanciato un allarme sull’uso di questi ombrelloni, definendoli una minaccia invisibile per l’ecosistema marino. L’associazione ha avviato una campagna di sensibilizzazione, chiedendo alle amministrazioni locali di vietare l’uso di ombrelloni in rafia sintetica e promuovere alternative ecologiche. Iniziative simili sono già state adottate in alcuni Comuni, come Vasto (CH), che ha emesso ordinanze per vietare l’uso di questi ombrelloni nelle concessioni balneari.
Anche Marevivo lancia l’allarme
Anche Marevivo sottolinea il pericolo ricordando che le microplastiche sono minuscoli frammenti– più piccoli di 5 millimetri – che si formano dalla frammentazione di oggetti più grandi o vengono prodotti intenzionalmente, ad esempio per usi cosmetici o industriali. Una volta dispersi nell’ambiente, entrano nei mari, nei fiumi e persino nei nostri corpi.
Oltre agli effetti sulla fauna marina, le microplastiche possono alterare meccanismi ecologici fondamentali, come la fotosintesi. Studi recenti indicano che la loro presenza in mare può ridurre la capacità delle alghe di produrre ossigeno e catturare CO₂, mettendo a rischio l’equilibrio globale del clima e la sicurezza alimentare.
Non meno preoccupanti sono le implicazioni per la salute umana: tracce di microplastiche sono state trovate persino nella placenta, nei polmoni e nel sangue. Secondo Marevivo, il rischio di disturbi ormonali e infiammazioni legati a queste particelle non può più essere ignorato.
Per questo, l’associazione invita cittadini, industrie e istituzioni a fare la propria parte: servono leggi più stringenti, scelte produttive più sostenibili e maggiore consapevolezza per limitare l’uso e la dispersione della plastica. Solo così sarà possibile difendere il mare – e noi stessi – da questo inquinante invisibile ma devastante.