15 Maggio 2025
/ 15.05.2025

Biodiversità significa aria pulita e acqua sicura, ora l’Europa prova a fare sul serio

Sta per entrare in vigore la Nature Restoration Law voluta dall’Europa per proteggere la biodiversità. Ogni Stato dovrà varare entro il 2030 misure di ripristino su almeno il 20% delle aree degradate a terra e a mare

La Nature restoration law, il regolamento europeo per il ripristino della natura e la protezione della biodiversità, è ormai operativa, dopo una lunga battaglia politica. Nelle scorse settimane la Commissione europea ha adottato la versione finale del modello del Piano nazionale di ripristino (PNR) che ogni Stato membro dovrà approvare tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027, per poi avviare davvero i lavori effettivi di ripristino. È un’occasione da non perdere per far rinascere la biodiversità in Europa. E in attesa che il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica avvii il confronto con le istituzioni e i portatori d’interesse, Lipu e Wwf hanno organizzato un incontro on line per fare il punto sulla situazione italiana all’interno del contesto europeo. 

Proteggere il territorio creando nuove aree naturali protette è indispensabile, ma ormai non è più sufficiente, affermano Lipu e Wwf: “Vanno recuperati gli ambienti naturali che sono stati danneggiati, e per questo la Nature Restoration Law, che ha proprio questo obiettivo, è da considerarsi l’atto legislativo più significativo in materia di natura dell’Unione europea dalla Direttiva Habitat del 1992”.

Dalla cura della natura nuovi posti di lavoro

Sappiamo bene che la biodiversità europea è a rischio. Anche il nostro continente risente della diminuzione di specie e habitat che colpisce l’intero Pianeta. Secondo un recente studio che ha analizzato i dati della Lista rossa dell’IUCN, in Europa sono 2.839 le specie a rischio estinzione (quasi il 20% delle specie esaminate). E la perdita di biodiversità ci riguarda direttamente perché incide sulla nostra qualità di vita: boschi, foreste e mare ci donano l’aria per respirare; fiumi, torrenti e falde sotterranee ci forniscono acqua da bere e da utilizzare per l’igiene e le produzioni agricole ed energetiche; suolo pulito e impollinatori ci permettono di avere cibo sano.

Il Piano Nazionale di Ripristino sarà dunque uno strumento fondamentale per garantire il nostro capitale naturale e tutti i servizi ecosistemici che la biodiversità ci offre, anche in termini di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Ma la NRL è anche una grande opportunità per nuovi investimenti e per creare posti di lavoro. “Questo Regolamento non penalizzerà le economie europee – affermano all’unanimità tutti i relatori della giornata – ma, al contrario, le renderà più forti, aiutandole a superare le crisi ambientali, sociali ed economiche”.

Liberati 25 mila km di fiumi

Ogni Stato dovrà intraprendere entro il 2030 misure di ripristino su almeno il 20% delle aree degradate a terra e a mare, come illustrato da Marco Cipriani, in rappresentanza della Commissione Europea. Entro il 2050 il ripristino dovrà essere esteso a tutti gli ecosistemi degradati. Ulteriori obiettivi sono stabiliti per gli ecosistemi terrestri, costieri, fluviali, marini, urbani, agricoli e forestali: ad esempio, sempre entro il 2030 almeno 25.000 km di fiumi dovranno tornare a scorrimento libero e saranno piantati 3 miliardi di nuovi alberi, mentre specifiche misure sono poi stabilite per difendere gli impollinatori e riportare la natura nelle aree agricole. Per rendere operativo tutto questo, l’Italia, come tutti gli altri Stati membri, dovrà sviluppare e adottare un Piano Nazionale di Ripristino (PNR) che illustri come raggiungere gli obiettivi della NRL, attraverso un approccio graduale con informazioni dettagliate per il periodo fino al 2032 e una panoramica strategica delle misure e delle azioni previste fino al 2050.

Il Piano di ripristino

Benché la governance del PNR attenda ancora gli ultimi atti formali per la sua definizione, Laura Pettiti del Mase, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha descritto come il dicastero stia già mettendo in pratica alcune misure e finanziamenti indirizzati ai target del Regolamento. Lorenzo Ciccarese di Ispra ha invece illustrato l’avvio di gruppi di lavoro e raccolta dati che Ispra ha già intrapreso al fine di consolidare la baseline di conoscenze fondamentale per la costruzione del PNR. Le Regioni avranno un ruolo chiave, saranno i primi attori nella messa in campo degli interventi di ripristino. 

“Le Ong ambientaliste hanno un ruolo cruciale, così come le amministrazioni regionali e gli altri portatori di interesse, ma devono essere messe nelle condizioni di svolgerlo. Solo così potranno condividere conoscenze e competenze sul ripristino della natura e sulle politiche correlate, assistendo le competenti autorità e le agenzie nazionali nella preparazione e nell’attuazione delle misure necessarie”, concludono Lipu e Wwf.

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