27.04.2024
Guido Meggiorin lo chiamava “il suo bambino”. Un quarto di secolo fa avviene il lancio del primo satellite privato italiano, il MegSat 0, progettato e realizzato a Brescia. Erano gli anni in cui la NASA aveva iniziato ad assemblare la stazione spaziale internazionale. Leggiamo la storia.
L’accesso allo Spazio oggi avviene sempre più spesso con razzi, navette e carichi utili (voce in cui rientrano i satelliti) frutto di capacità sviluppata da imprese private. Una su tutte, la SpaceX di Elon Musk. Ma un quarto di secolo fa, quando mandare oggetti in orbita al di là dei programmi governativi costituiva una vera e propria impresa, sia dal punto di vista tecnologico che economico, l’imprenditore bresciano Guido Meggiorin confezionò il primo satellite privato italiano, lanciato con successo nella notte tra il 28 e il 29 aprile 1999 dal cosmodromo russo di Kapustin Yar, situato nella regione di Astrakhan. Si trattava, in realtà, di un microsatellite, il MegSat 0, che fungeva da dimostratore tecnologico del programma avviato dalla Divisione Spaziale del Gruppo Meggiorin.
Nel cuore della città di Brescia, dove l’Unione Giornalisti Italiani Scientifici con il patrocinio del Comune ha celebrato il 25° anniversario di quello storico lancio, c’erano i laboratori dove il MegSat 0 venne progettato e costruito, insieme al centro di controllo, ben presto ribattezzato “la piccola Houston”. Una volta in orbita, Guido Meggiorin, imprenditore nel campo delle telecomunicazioni e della telefonia mobile, provò l’emozione del primo segnale trasmesso da quell’oggetto di forma cubica che lui chiamava “il suo bambino”.
Erano gli anni in cui la NASA aveva iniziato ad assemblare la stazione spaziale internazionale – come ha ricordato Giovanni Caprara, presidente UGIS – e c’era grande fermento per gli sviluppi delle attività di ricerca in orbita, che negli anni avrebbe dato vita a quella che è poi diventata la Space Economy, un capitolo sempre più importante in chiave di progresso scientifico e tecnologico e di crescita del numero delle aziende impegnate nel settore.
Da pioniere e artefice del primo successo spaziale privato made in Italy, Guido Meggiorin replicò con il lancio del MegSat 1 nel settembre 2000, come il predecessore posizionato in orbita bassa, tracciando un percorso innovativo e a basso costo nel campo del telerilevamento di dati terrestri. Il programma MegSat mirava in particolare a coprire le esigenze di acquisizione dei dati relativi alle reti di servizio tecniche e commerciali, come la lettura dei contatori di gas delle utenze domestiche isolare per ottimizzarne il rifornimento periodico, e a eseguire monitoraggio ambientale. I sistemi di telecomunicazione di MegSat 0 furono sviluppati interamente in casa, così l’hardware meccanico e quasi tutti i componenti erano stati forniti da aziende in un raggio di 15 km dalla sede della Divisione Spaziale MegSat. A bordo del primo satellite si trovava anche l’esperimento scientifico Aurora, per la misura del flusso dell’aurora boreale, sviluppato dall’Università di Trieste. Alla missione commerciale, MegSat 1 avrebbe abbinato esperimenti scientifici e tecnologici e un programma didattico in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana. Dopo un quarto di secolo, sempre a Brescia, c’è già chi ne ha raccolto l’eredità. È Apogeo Space, pronta a diventare la prima azienda italiana a realizzare una propria costellazione privata di picosatelliti, grandi quanto uno smartphone, per la cosiddetta “Internet delle Cose”.
Credito fotografico: Meggiorin