25 Aprile 2025
/ 11.12.2024

Caritas: oltre 50 guerre nel mondo, troppi conflitti dimenticati

man in brown camouflage sitting on top of tank

Mentre i riflettori restano puntati su Ucraina, Medio Oriente e Sudan, decine di guerre e crisi umanitarie vengono ignorate dai media e dalla politica internazionale. Il nuovo rapporto Caritas lancia l’allarme: il mondo si sta abituando alla guerra.

Il pianeta è in guerra. Non una, non due, ma oltre cinquanta guerre sono in corso in questo momento. Eppure, quante di queste arrivano davvero all’opinione pubblica? Il conflitto in Ucraina, la crisi tra Israele e Hamas, il disastro umanitario in Sudan sono notizie che guadagnano le prime pagine. Ma decine di altri conflitti restano nell’ombra, dimenticati dai governi, dai media e spesso persino dagli organismi internazionali.

È quanto emerge dall’ottavo Rapporto sui conflitti dimenticati di Caritas Italiana, che denuncia il rischio di un mondo che si sta abituando alla guerra. Il titolo scelto quest’anno, Il ritorno delle armi, è un segnale chiaro: il pianeta sta regredendo, tornando a risolvere le crisi con la violenza anziché con la diplomazia.

Secondo il rapporto, più del 50% delle notizie sui conflitti riguarda solo due scenari: la guerra tra Israele e Hamas e l’invasione russa dell’Ucraina. Il resto del mondo? Ridotto a poche righe, se non del tutto ignorato. Eppure, in Myanmar, in Etiopia, nella Repubblica Democratica del Congo e in molte altre regioni, si combattono guerre altrettanto devastanti.

Ma non è solo una questione di copertura mediatica. Il rapporto evidenzia come l’opinione pubblica sia sempre più rassegnata alla guerra. L’80% degli italiani ritiene che i conflitti siano evitabili, e il 74% preferirebbe soluzioni diplomatiche agli interventi armati. Eppure, le strategie politiche ed economiche sembrano andare nella direzione opposta, con un aumento globale delle spese militari e una crescita dell’industria bellica.

“Non possiamo abituarci alla guerra”, ammonisce Caritas, che chiede con urgenza un cambio di rotta. Serve un’informazione più attenta, una politica estera più attiva e, soprattutto, una nuova cultura della pace. Perché un conflitto ignorato è un conflitto destinato a durare più a lungo.

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