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Scienza e tecnologia

ChatGPT torna accessibile in Italia, ma vincoli imposti sulla privacy

29.04.2023

Il Garante ha chiesto di affinare le procedure di verifica dei dati personali, importante però che le potenzialità del chatbot siano al servizio delle professioni

Quando è arrivata la notizia dell’avvenuto ripristino degli accessi a ChatGPT, molti italiani avevano già preparato il trolley per il lungo weekend del primo maggio. L’Autorità garante, per la protezione dei dati personali, ha dato il via libera alla riaccensione, dopo che Open AI (azienda californiana che gestisce il chatbot basato sull’intelligenza artificiale) si era impegnata a proteggere la privacy degli utenti che ne fanno uso. A sciogliere i dubbi è stata la schermata di benvenuto che appare sulla homepage di ChatGPT “Welcome back, Italy”.

Sono state messe in evidenza le condizioni e le raccomandazioni di utilizzo per usufruire del servizio, destinate anche agli utenti italiani già registrati. Per riaccendere al servizio bisogna dichiararsi maggiorenni, oppure ottenere il consenso dei genitori nel caso si hanno più di 13 anni. Fa fede la data di nascita, impostata in modo che blocchi l’accesso ai soggetti che non hanno l’età giusta. Tutto risolto? Solo una in parte. Infatti, rimane da completare il capitolo relativo all’accesso riservato ai maggiorenni. In questo caso, la società californiana ha tempo fino al 30 maggio per sottoporre al Garante l’introduzione di sistemi di verifica dell’età ancora più accurati, che dovranno entrare in vigore entro il mese di settembre, perché allo stato attuale non è escluso del tutto che l’attestazione dello stato di maggiore età possa essere aggirata in qualche modo. La soluzione delle questioni relative alla privacy non arresta il confronto sugli scenari che si prospettano sull’utilizzo dei chatbot di intelligenza artificiale. È pensabile che la tendenza futura sarà quella di integrarli nelle attività professionali e vita quotidiana. Ma con quali risvolti? La capacità di ChatGPT di scrivere mail, elaborare testi e relazioni riassunti, potrebbe migrare presto da computer a smartphone.

Merita una seria riflessione il dato diffuso dallo studio condotto dall’università californiana di San Diego in tema di intelligenza artificiale applicata all’assistenza sanitaria: le risposte fornite a pazienti da ChatGPT all’interno di un forum si sono rivelate più accurate, in quasi l’80% dei casi, rispetto a quelle fornite in presenza dai medici. Sono stati proprio i medici e gli operatori sanitari, ignari della fonte, a giudicarne la bontà delle risposte fornite da parte del chatbot, arrivando a definirle quasi per metà, addirittura troppo empatiche. Sembrare quasi che il lavoro di ricerca promuova l’intelligenza artificiale a sfavore della figura medica. In realtà, secondo quanto sottolineano gli autori dello studio, la migliore assistenza è quella di un medico che sfrutti le potenzialità di ChatGpt.

 

Credito fotografico:

OpenAI

 

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