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Così le pluriclassi salvano le piccole scuole di montagna

06.09.2024

È possibile che studenti e studentesse di età e di anni scolastici diversi formino una sola classe? A Ventasso la risposta è sì.

Ventasso è un comune montano in provincia di Reggio Emilia, riunisce le frazioni di Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto, e conta tra i tre e quattro mila abitanti. A fianco c’è il comune di Vetto, in cui vivono poco più di mille abitanti. Insieme, hanno un’estensione territoriale di 310 km quadrati ed è un territorio in cui è presente un solo istituto scolastico per il primo ciclo d’istruzione, l’I.C. “Busana-Ariosto”, diviso in tredici plessi. Due anni fa, all’inizio dell’anno scolastico 2022/2023, la Regione Emilia-Romagna, in accordo con l’Ufficio Scolastico Regionale, ha avviato un progetto sperimentale dedicato alla didattica in “pluriclassi”, per le zone di montagna: l’I.C. “Busana-Ariosto” è stata la prima e unica scuola a partecipare alla sperimentazione in tutta la provincia quell’anno e ha ricevuto un investimento di 46.000 euro. Ma in realtà, l’istituto aveva avviato una sperimentazione autonoma già l’anno precedente (2021/2022), ispirandosi al progetto “(Pluri)classi in rete”, realizzato in Abruzzo. Negli anni a seguire la Regione ha continuato a investire nel modello delle pluriclassi e ha esteso il progetto a tutte le scuole di montagna emiliano-romagnole.

Una pluriclasse è composta da studenti e studentesse di età diverse e di anni scolastici diversi. È una realtà presente nelle piccole città montane o sulle isole, in cui può accadere che le scuole non abbiano abbastanza iscrizioni utili a raggiungere il numero minimo per la formazione di una classe (18 alunni per l’infanzia, 15 per la primaria, 18 per la secondaria di 1° grado). Una pluriclasse, invece, deve essere composta da almeno 8 studenti, e se questi non ci sono, il servizio scolastico locale è messo a rischio. Invece è importante che sopravviva e che assicuri ai bambini e alle bambine di questi piccoli centri montani l’accesso a un’istruzione innovativa e di alto livello.

«Fare scuola in montagna è qualcosa di più» spiegano Giuseppina Gentili, Dirigente Scolastica dell’Istituto, e Katiuscia Giorgini, suo primo collaboratore, «perché in questi contesti la scuola è l’unico luogo di incontro che i bambini hanno a loro disposizione». Ci sono alcuni studenti che non vivono nei centri di Ventasso o di Vetto e per raggiungere la scuola devono percorrere qualche ora di viaggio, anche se gli spostamenti sono difficili e i trasporti non sempre efficienti. L’I.C. “Busana-Ariosto”, come molti altri, deve fronteggiare le criticità dell’isolamento geografico e promuove l’inclusione e la condivisione. «Per far funzionare le cose serve una comunione di intenti. Tutto comincia con un Patto di comunità», in cui la scuola comunica con gli enti locali e provinciali, con il territorio e con le famiglie, con l’obiettivo di garantire un servizio scolastico adeguato alle esigenze socioculturali del luogo. Per questo, l’Istituto ha richiesto l’estensione dell’orario scolastico, ha investito sugli strumenti digitali, che potenziano i collegamenti tra i vari plessi, e ha avviato una serie di laboratori e attività extra-curriculari, che danno agli studenti l’opportunità di fare esperienze sociali e formative di tipo sportivo, artistico, musicale.

I 21 docenti dell’I.C. “Busana-Ariosto” sono come «registi»: all’inizio di ogni lezione gli alunni seguono le loro indicazioni e poi lavorano autonomamente sugli argomenti relativi al proprio anno scolastico, si aiutano e si confrontano tra loro. Nella stessa aula non si tiene una lezione uguale per tutti, come nella didattica tradizionale, c’è una differenziazione dei contenuti. Ma questo non è un limite, «sono ragazzini che imparano l’autorganizzazione e l’autonomia, sono proattivi e si supportano in un spazio scolastico piccolo e famigliare, e ugualmente formativo».

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