Mentre il mondo fatica a frenare l’aumento delle temperature, il Programma Onu per l’Ambiente (Unep) ha annunciato i cinque “Champions of the Earth” 2025, figure che incarnano quel mix di coraggio, innovazione e ostinazione senza il quale la transizione ecologica resta sulla carta.
Quest’anno il riconoscimento — il più alto conferito dall’Onu in campo ambientale — compie vent’anni e arriva in un momento in cui le promesse dei governi non bastano, i Paesi più vulnerabili sono in prima linea e il clima corre verso soglie critiche. Secondo le stime Unep, i costi dell’adattamento per i Paesi in via di sviluppo potrebbero raggiungere 310–365 miliardi di dollari all’anno entro il 2035, circa dodici volte i finanziamenti attuali.
Eppure, in questo scenario allarmante, le storie premiate mostrano che l’azione climatica produce risultati concreti, accelera innovazioni, salva vite.
Quando l’impegno individuale diventa cambiamento collettivo
Pacific Islands Students Fighting Climate Change. La giustizia climatica che parte dal basso. Il primo riconoscimento va a una rete di giovani delle isole del Pacifico che, invece di aspettare di essere ascoltati dai Grandi della Terra, hanno portato la loro causa direttamente davanti alla Corte internazionale di giustizia. E ci sono riusciti: un parere storico che afferma gli obblighi degli Stati nel prevenire i danni climatici e nel tutelare i diritti umani delle popolazioni più esposte. Un precedente che sta già influenzando il diritto internazionale.
Supriya Sahu. Raffreddare le città senza consumare il Pianeta. In Tamil Nadu, India, Sahu ha dimostrato che la lotta al caldo estremo non passa solo dai condizionatori. Ha integrato soluzioni basate sulla natura, design urbano intelligente e programmi sociali capaci di raggiungere milioni di persone. Il risultato è stato sorprendente: 2,5 milioni di green jobs, più foreste urbane, infrastrutture adattate alle ondate di calore, benefici per 12 milioni di cittadini. Un modello replicabile ovunque l’estate stia diventando una minaccia per la salute pubblica.
Mariam Issoufou. Architettura che respira con il territorio. Nata in Niger, attiva tra Africa ed Europa, Issoufou ha fatto della progettazione sostenibile un atto politico e culturale. Usa materiali locali, integra clima e tradizione, costruisce edifici pensati per resistere al caldo estremo. Nel suo Hikma Community Complex le strutture restano fino a 10 °C più fresche senza ricorrere all’aria condizionata: una rivoluzione silenziosa che potrebbe cambiare il modo di costruire in molte regioni del mondo.
Imazon. La tecnologia contro la deforestazione. In Amazzonia, dove si decide una parte del destino climatico del pianeta, l’istituto di ricerca usa scienza e intelligenza artificiale per individuare tagli illegali, incendi nascosti e vulnerabilità territoriali. Le loro analisi sostengono migliaia di casi giudiziari e hanno contribuito a rafforzare la governance forestale brasiliana. È la dimostrazione che l’IA, se impiegata con visione pubblica, può diventare un alleato decisivo della conservazione.
Manfredi Caltagirone. La battaglia contro il metano, un’eredità che continua. Premio alla carriera a un protagonista della diplomazia climatica spesso lontano dai riflettori. Da capo dell’International Methane Emissions Observatory, Caltagirone ha portato trasparenza in un settore opaco, spingendo governi e industrie a misurare, verificare e ridurre le fughe di metano, uno dei gas serra più potenti. Il suo lavoro ha contribuito in modo diretto alla prima regolazione europea sul metano e ha aperto la strada a standard globali più rigorosi.
Perché questi premi contano davvero
La narrativa del “non si può fare” vacilla di fronte a ciò che questi cinque esempi dimostrano quotidianamente. Ridurre il metano abbassa la temperatura nel breve periodo. Proteggere le foreste significa preservare acqua, biodiversità e stabilità climatica. Edifici resilienti e raffrescati in modo sostenibile salvano vite durante le ondate di calore. La giustizia climatica dà voce a chi rischia di perderla per primo.
La crisi è globale, ma le soluzioni crescono dal locale, dall’ingegno individuale, da comunità che non aspettano la mossa dei governi. Ed è proprio questo spirito che l’Unep ha deciso di celebrare.
