14.05.2024
Il rinnovo dell’Europarlamento rappresenta una sfida storicamente importante per il quadro democratico continentale, alle prese con la stabilità economica e la sicurezza internazionale e investito dall’impatto dell’Intelligenza Artificiale. Una consultazione elettorale in verità mai particolarmente sentita in termini partecipativi dagli elettori chiamati alle urne nei 27 Paesi dell’Unione Europea. Dal 6 al 9 giugno saranno quasi 359 milioni gli aventi diritto a scegliere i propri rappresentanti nell’emiciclo di Bruxelles che andranno a formare le nuove istituzioni comunitarie. È anche la prima consultazione dopo l’uscita del Regno Unito dalla Ue. E c’è il timore, fondato, di vedere l’affluenza calare ulteriormente e attestarsi intorno alla soglia del 50%.
Nel 2019 i votanti furono il 54,5% e già allora si registrò una riduzione del 4,18% rispetto alle consultazioni del 2014. Se la tendenza al ribasso fosse confermata negli stessi termini, si arriverebbe al paradosso di contare il partito di maggioranza rappresentato dalla massa che avrà disertato le urne. Un declino che preoccupa anche nel nostro Paese, dove alle ultime Politiche del 2022 i votanti hanno sommato il 63,91% degli iscritti nelle liste elettorali, in calo del 9%. Uno dei maggiori crolli di affluenza nella storia dell’Europa Occidentale dal 1945. Ora, il problema è fare capire che disinteressarsi ai destini dell’Europa o viverne distrattamente le vicende parlamentari comporta subire delle scelte senza esserne costruttivamente partecipi. E le tematiche sul tappeto sono tante e di diversa natura, molte delle quali afferenti ai valori e ai principi della cultura dell’Europa Occidentale e alle forme di diritto individuali e collettive diversamente intese nei singoli Stati dell’Unione. Senza contare le politiche economiche, che impattano giocoforza sui bilanci nazionali, e sulla sfida dell’energia, comparto che richiede accelerazioni sul fronte dell’obiettivo Zero Carbon e che continuerà ad incidere sulla gestione familiare dei cittadini europei. Si parla poco, e mai abbastanza, della mobilità urbana. Che riguarda tutti in egual misura. E di quella micromobilità elettrica che potrebbe contribuire ad abbattere localmente il tasso di inquinamento e rendere i centri abitati meglio fruibili e più vivibili. Non promesse o intendimenti, ma programmi concretamente realizzabili. Tempus fugit.