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Giornata mondiale della biodiversità: l’innovazione tecnologica può contribuire ad una soluzione

22.05.2023

Un quarto delle specie esistenti sulla Terra a rischio estinzione entro la fine di questo secolo. Non basta salvaguardare e tutelare il patrimonio naturale degli ecosistemi, bisogna anche impegnarsi in una rigenerazione degli ambienti danneggiati o minacciati.

È tempo di agire per conservare il patrimonio identitario del pianeta. Lo si evince chiaramente dallo slogan che accompagna la Giornata Mondiale della Biodiversità. La sua celebrazione, che cade il 22 maggio, si accompagna a un bombardamento di numeri e richiami alla responsabilità e alla consapevolezza di non mandare perduta una parte del sistema vitale della Terra. “Dall’accordo all’azione: ricostruire la biodiversità” è il tema scelto nel 2023. Uno stimolo e una riflessione per sottolineare che «non basta salvaguardare e tutelare il patrimonio naturale degli ecosistemi, bisogna anche impegnarsi in una rigenerazione degli ambienti danneggiati o minacciati».

Secondo l’IPBES – la Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, massima autorità scientifica in tema di biodiversità – entro la fine di questo secolo il 50% di un milione di specie esistenti sulla Terra, vale a dire un quarto di quelle conosciute, è a rischio estinzione. Non è un dato buttato a caso, ma frutto della elaborazione di quanto sta avvenendo; vale a dire l’accelerazione di un processo che non ha precedenti nella storia delle civiltà. L’ultimo rapporto rilasciato nel mese di aprile di quest’anno, redatto da 82 esperti di scienze sociali, economiche e umanistiche, disegna uno scenario chiaro e inoppugnabile. Dall’inizio del XVI secolo in poi, almeno 680 vertebrati, quasi sempre per cause umane, sono scomparsi. A minare l’esistenza o, in molti casi, la sopravvivenza delle specie a rischio ci sono più fattori, ma la causa più ricorrente risiede nella distruzione e degradazione dei loro habitat. I fatti dimostrano come inquinamento e cambiamenti climatici contribuiscano alla diffusione di specie aliene invasive, nelle acque come sulla terraferma, riducendo gli spazi vitali di quelle autoctone che caratterizzano le aree geografiche di appartenenza.

Negli ultimi cento anni l’abbondanza media di specie autoctone, nella maggior parte degli habitat terrestri, è diminuita di almeno il 20%. Senza essere catastrofisti, la tendenza in atto sta a indicare che, senza una inversione di marcia, potremmo andare incontro a una sesta estinzione di massa. Il 25% delle specie animali e vegetali è minacciato di estinzione. Oltre il 40% delle specie di anfibi, quasi il 33% dei coralli che formano la barriera corallina e dei mammiferi marini sono a rischio di estinzione. Sempre secondo IPBES, la biomassa dei mammiferi selvatici è diminuita dell’82% e un uno studio recente calcola che il 94% della biomassa dei mammiferi terrestri oggi viventi sia rappresentata da esseri umani (36%) e animali domestici (58%). Per gli insetti, i dati disponibili fanno ritenere che almeno il 10% delle specie sia minacciato. Gli scenari sviluppati da numerosi scienziati, sulla base dei dati disponibili, indicano che gli attuali tassi di estinzioni delle specie in natura sono da cento a mille volte superiori alla media delle estinzioni della storia del pianeta. La soluzione? Vivere con la natura, nella natura e come natura – il suggerimento degli estensori del rapporto IPBES – convinti che l’innovazione tecnologica possa fornire strumenti in grado di salvaguardare la biodiversità.

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