Il 36% delle attività nel settore sanitario e sociale sarebbero automatizzate. Si parla di un risparmio di circa 21,74 mld di euro solo in Italia. Il colossale ausilio dell’evolutissima tecnologia alla medicina non farà concorrenza ai professionisti, ma aiuterà a liberare risorse umane per compiti di maggiore valore aggiunto. I dettagli.
L’Intelligenza Artificiale può fornire applicazioni e supporto alle attività umane anche in settori a cui non necessariamente la assoceremmo d’istinto. Uno di questi è quello della sanità, dove già è ampiamente operativa e sta cambiando il modo di lavorare dell’intero settore. E attenzione: a dispetto di quanto si possa superficialmente pensare, non lo sta facendo mettendo a repentaglio posti di lavoro di chi ha dedicato un’intera vita e il proprio “cursus studiorum” alla medicina. Al contrario, sta dando la possibilità proprio a queste persone di utilizzare in maniera migliore le proprie competenze.
Lo ha certificato «L’impatto dell’Intelligenza Artificiale in Italia dalla finanza alla sanità», una ricerca realizzata dalla Rome Business School che ha analizzato anche l’impatto economico di tale evolutissima tecnologia sul settore: si parla di un risparmio di circa 21,74 miliardi di euro solo in Italia, con un conseguente calo dei costi che raggiunge quota 10-15%. E non è tutto, perché la prospettiva è che il 36% delle attività nel settore sanitario e sociale siano automatizzate in un prossimo futuro.
Questi dati, come detto, sono accompagnati da un clima di generale diffidenza che però la ricerca prova a spazzare via. Questo colossale ausilio dell’Intelligenza Artificiale alla medicina non è infatti destinato a creare di fatto una concorrenza ai professionisti del settore. Dal punto di vista occupazionale, infatti, l’obiettivo è piuttosto quello di liberare risorse umane per compiti di maggiore valore aggiunto. Aumentando, contemporaneamente, anche la sostenibilità del sistema.
Entrando nel merito della questione, le applicazioni dell’AI nella sanità riguardano soprattutto dispositivi medici intelligenti, sistemi di monitoraggio remoto e robotica assistenziale. In particolare, quest’ultima rappresenta per gli operatori sanitari una fonte di supporto di grande peso: non certo un’alternativa. Dal punto di vista di pazienti e malati, invece, permette un tipo di assistenza personalizzato e tempestivo, diverso da quello comunque garantito dalla componente umana.
Resiste però lo scetticismo degli operatori, almeno per il momento. Lo dimostra il fatto che appena il 26% delle aziende sanitarie italiane ha deciso di investire nell’Intelligenza Artificiale nel 2023. Appena il 4% dei fondi stanziati nello stesso periodo dal PNRR è stato destinato a investimenti di questo tipo.
Valentino Megale, che ha conseguito un dottorato di ricerca in neurofarmacologia ed è uno degli autori dello studio, ha affermato: «I lavoratori del settore sanitario sono sempre più oberati di impegni ed esposti al rischio di burnout. L’implementazione dell’AI nel sistema può dare loro un grosso sollievo. Ma sono importanti anche i benefici per i pazienti, che sosterrebbero minori tempi d’attesa avendo comunque la garanzia di un servizio accurato e personalizzato. E che, ovviamente, avrà luogo sempre e comunque con la guida di un medico».