22.11.2024
ll lupo parla di noi quando se ne va. La scienza evidenzia la sua funzione bioregolatrice attraverso l’importanza della biodiversità. Il Santo Patrono Francesco d’Assisi ci racconta l’episodio del lupo di Gubbio. Ciononostante, l’emendamento del DDL Montagna apre al prelievo dell’animale fascinoso.
Incontrare un lupo “faccia a faccia” è una sensazione strana. Da un lato, non ti rendi conto di quello che è accaduto, troppo in fretta, dall’altro vorresti che quell’attimo, finito bene, non fosse trascorso mai. Perché è una specie dal fascino particolare, che può cambiarti la vita per sempre. Perché rappresenta, volendoci identificare in maniera simbolica, quella parte del tuo “essere” che a volte reprimi. La rabbia, più che la fame, la voglia di “spaccare tutto” di cui alcuni parlano nella sofferenza che non si può concepire, come la perdita di una persona cara.
Il lupo parla di noi quando se ne va senza considerarti, attraversando la strada, smagrito, intento nel suo vagare quotidiano. Con l’uomo condivide il “gusto” per i cervi e per i cinghiali, sbranati o, come per noi, spezzettati tra il sugo delle pappardelle. A Passo Rolle, sulle Dolomiti, una signora ha detto: «deve comprenderci, noi rischiamo di vedercelo in garage». Forse anch’io. Ma so di non essere padrona di una “sicurezza” così intesa. O di esserlo nella misura in cui provo a proteggermi da ciò che non posso e non voglio dominare, perché faccio parte di un insieme che è molto più grande di me stessa. Possiamo chiamarlo ambiente, “ecumene”, ma il punto resta la capacità delle “maggioranze” di rispettare ciò che hanno trovato tra il mondo vivente.
Il Senato ha approvato l’emendamento del DDL Montagna che apre al prelievo dei lupi. Colpisce, è il caso di dire, che una Nazione come l’Italia, che ha come suo Santo Patrono Francesco d’Assisi (al quale è legato l’episodio del lupo di Gubbio) sia in grado di contraddirsi così. Una visione romantica? Se i lupi non si sono estinti è grazie alla Direttiva Habitat dell’Unione Europea: oggi rischiamo l’involuzione “delle” specie. Sono sopravvissuti sull’Appennino centrale e meridionale, fondando la popolazione attuale. La scienza ci parla dell’importanza della biodiversità, della loro funzione bioregolatrice delle stesse specie alle quali spariamo. La signora trentina va capita, come vanno compresi i familiari delle vittime di incidenti dovuti ad aggressioni da parte di animali selvatici come gli orsi. Ma chi si farà carico della sfida conservatrice? Basterà stimarne la popolazione, rilevare i danni collaterali di un nuovo assetto normativo? Per gli esperti, i lupi non sono aggressivi nei confronti dell’uomo: alcune aggressioni letali non chiarite sarebbero riconducibili a cani inselvatichiti o a sciacalli. Incontrando un lupo, se non si spaventa da sé, occorre sembrare più “grandi” di quanto siamo, dinanzi ad un orso, invece, star fermi. I cani domestici sono aggrediti se lasciati legati alla catena senza adeguate protezioni, come il bestiame, o se si addentrano nel bosco, come accade ai cani da caccia. L’Enpa parla di riapertura della caccia al lupo, perché il sì del Senato concederebbe alle Regioni la possibilità di decidere quanti capi abbattere durante l’anno. Significherebbe puntare un fucile dove capita, senza una reale e circostanziata esigenza di autodifesa.