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La Concordia e la Valle dei Templi

02.08.2024

Perché millenni orsono alcuni coloni trasformarono la valle in un luogo sacro oggi famoso in tutto il mondo?  Lo spiega Giorgia Saia, architetto specializzato in progettazione sostenibile e assistente speleologa.

Innalzato intorno al 430 a.C., il tempio della Concordia, situato nel Parco Archeologico della Valle dei Templi, un prezioso trionfo di bellezza in stile dorico arrivato fino a noi. Un quadrilatero di 19,758 metri per 42,230, che occupa una superficie di 843,38 mq con un’altezza di 13,481. Misure imponenti che dicono molto del tempio tra i meglio conservati del mondo greco insieme al Tempio di Era a Paestum e Tempio di Hephaistos o Teseion ad Atene.

Dedicato postumo alla divinità, è uno dei più famosi della Valle dei Templi, patrimonio dell’Unesco dal 1997, sito archeologico unico al mondo, nella splendida Sicilia. Nel 2023 è stato raggiunto il milione di visitatori del parco, che si estende per circa 1.300 ettari, a tre chilometri da Agrigento.

Nel 581 a.C. dei coloni provenienti da Gela, originari delle isole di Creta e Rodi, arrivano in queste terre e fondano l’antica città di Akragas (Ἀκράγας) tra la Rupe Atenea, il Colle di Girgenti e la Collina dei Templi. Immersa tra ulivi secolari e mandorli Akragas diventa una delle più importanti colonie greche di Sicilia. Qual è la fortuna di questa area? Le viscere della terra di Agrigento svelano la risposta: grotte sotterranee e meravigliosi ipogei, hanno fatto di Agrigento una città potente per molto tempo.

«Dal greco ὑπό, “sotto”, e γῆ, “terra”, la parola “ipogeo” indica strutture cunicolari scavate dall’uomo che portano a delle camere che, grazie al particolare tipo di roccia di cui sono fatte, diventano delle vere bolle d’acqua», spiega Giorgia Saia, assistente speleologa e membro dell’associazione “Agrigento sotterranea”, l’ente che organizza i tour sotterranei. «Gli ipogei di Agrigento sono stati ricavati dalla stessa roccia con la quale sono stati edificati i monumenti della città e buona parte del suo centro storico: calcarenite giallastra».

Nel 480 a.C., acqua significava quindi benessere e ricchezza. «Il tiranno Terone decise di portare l’acqua a tutti i cittadini di Akragas avviando i lavori di costruzione dei primi ipogei. I numeri spiegano la grandiosità di quest’opera meglio delle parole: ai tempi la città contava 200 mila abitanti. Oggi, più di 2.500 anni dopo, la popolazione di Agrigento si aggira intorno ai 60 mila».

Delle molte cavità artificiali disseminate nell’area, tre sono gli ipogei oggi visitabili: Giacatello, Vescovado, Kolymbethra. Quest’ultimo, che attraversa la Valle dei Templi, «per buona parte del suo andamento, si presenta “fossile”, ossia senza presenza d’acqua. Nel tratto finale si ritrovano concrezionamenti attivi, che testimoniano presenza di acqua e rendono questo particolarissimo ambiente di una bellezza unica – conclude Giorgia – . Lame di carbonato di calcio rivestono le pareti, trasformando le pareti calcarenitiche in un paesaggio tipico di grotta. Si possono osservare tracce lasciate sulle pareti durante l’antico scavo, le tecniche per la realizzazione della cavità, come veniva illuminato».

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