29 Gennaio 2025
Milano, 7°

Cronaca

L’Italia frana, il governo taglia i fondi per l’adattamento alla crisi climatica

frana

Puntuale come lo scorrere delle stagioni, torna l’allarme legato al rischio idrogeologico.

È successo a novembre nella parte centro-orientale della Sicilia, con le strade di Messina e Catania allagate e gli abitanti che cercavano rifugio sui tetti delle case. Ma è successo anche oggi in Toscana, dove tra le 7 e le 10 di questa mattina sono caduti ben 48 millimetri di pioggia. Per rendere l’idea, a Firenze, nel mese di gennaio, le precipitazioni complessive sono state di 64 millimetri. Questo vuol dire che in tre ore la città ha ricevuto il 75% delle piogge del mese. Ma il maltempo si è abbattuto pure sul resto della Regione e sull’Emilia-Romagna, provocando disagi anche nella provincia di Bologna.

Eventi estremi in linea con il costante peggioramento della situazione causato dalla crisi climatica. Eventi che potrebbero essere gestiti meglio prevedendoli. Proprio in questi giorni ha “festeggiato” un anno il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. Annunciato in pompa magna dal governo Meloni, avrebbe dovuto fare proprio questo: evitare che l’emergenza diventasse cronica. Ma il tema, evidentemente, non “scalda” l’esecutivo visto che nella Legge di bilancio 2025 all’argomento non è destinato nemmeno un euro. E, come sottolinea Edoardo Zanchini su Il Domani, nemmeno quello che poteva essere fatto a costo zero è stato fatto. Il riferimento è alla costituzione dell’Osservatorio che secondo il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin doveva portare “all’individuazione delle priorità territoriali e settoriali, delle specifiche fonti di finanziamento per le attuazioni individuate dal Pnaac”.

Eppure, che il dissesto idrogeologico sia una delle emergenze più urgenti del nostro Paese non è certamente una novità. Oltre alla naturale propensione del nostro territorio al dissesto ambientale (legata alle sue caratteristiche morfologiche, geologiche, geografiche e sismiche), si aggiunge il fatto che l’Italia è un Paese fortemente antropizzato. Il risultato è che, secondo i dati raccolti da Ispra, il 93,9% dei Comuni italiani comprende aree soggette al dissesto idrogeologico. Oggi 1,3 milioni di abitanti vivono in zone a rischio frane, mentre 6,8 milioni risultano minacciati dalle alluvioni. Entrambi i fenomeni sono aggravati dai cambiamenti climatici.

La perdita dei servizi ecosistemici legata al consumo di suolo non è solo un problema ambientale, ma anche economico: nel 2023 solo la riduzione dell’“effetto spugna”, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, secondo le stime, è costata al Paese oltre 400 milioni di euro all’anno.

Dal 2013 al 2020 le Regioni italiane hanno contato 22,6 miliardi di danni causati da frane e alluvioni (gli unici rischi ambientali legati agli eventi climatici estremi per cui esistono dati in Italia), per una media di circa 2,8 miliardi di euro l’anno. Un “caro suolo” che si affianca agli altri costi causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell’habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio e alla regolazione del clima.

La Regione che ha registrato più danni nel periodo di tempo preso in considerazione è stata l’Emilia-Romagna, seguita da Veneto, Campania, Toscana e Liguria. Dal 2013 al 2020, sottolinea Greenpeace in un rapporto proprio sui costi dei cambiamenti climatici, sono stati trasferiti alle Regioni per risanare il territorio 2,3 miliardi di euro, pari solamente al 10% dei danni causati da alluvioni e frane messe insieme. Anche sommando a questa cifra il contributo del Fondo di solidarietà europeo, le misure di compensazione economica arrivano solo a 2,8 miliardi in otto anni: esattamente il costo di un anno di frane e alluvioni (senza contare gli altri danni causati dalla crisi climatica).

Nel 2024, degli oltre 300 eventi meteo estremi che hanno colpito il nostro Paese, ben 134 sono stati casi di allagamenti da piogge intense. Seguono i 62 casi di danni provocati dal vento e le 46 esondazioni fluviali che hanno causato danni. Siccità prolungata, grandinate e frane completano il quadro di un’Italia in grande sofferenza. E spaccata in due: dagli allagamenti del Nord alla siccità del Sud. Ma per l’indignazione sulla mancanza d’acqua aspettiamo l’estate e qualche nuova emergenza.

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