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Ma il telefonino ci “ascolta” davvero?

11.01.2024

Appena finisce la conversazione in cui si esprime un desidero spunta la promozione. Davvero ci ascoltano? E se qualcuno ha registrato seriamente la nostra voce, siamo stati noi ad autorizzarlo, magari inconsapevolmente.

L’esperienza prima o poi è capitata a chiunque: discutere con qualcuno al telefono di un argomento qualsiasi e poi vedere lo smartphone restituirci una lunga serie di suggerimenti di ricerca che riguardano proprio ciò di cui abbiamo parlato. Da qui la domanda: siamo in qualche modo “ascoltati” da qualche strana e oscura entità che ci spia tramite il nostro dispositivo? Ebbene: una risposta è arrivata. Anche se, per ora, è da prendere con le pinze. E il motivo è che le controprove sono numerose.

A riaccendere l’attenzione sul tema è stata la scoperta da parte di 404 Media di una promozione poi cancellata a firma Cox Media Group (CMG). Tale società affermava di poter offrire alle aziende un servizio chiamato Active Listening, dalle caratteristiche al limite dell’inquietante: «che cosa comporterebbe per il tuo business la possibilità di “targetizzare” potenziali clienti che stanno concretamente discutendo dei loro bisogni nelle conversazioni quotidiane?». No, non si tratta di un episodio di Black Mirror, ma di “dati vocali”. «E CMG ha le capacità per usarli a vantaggio del tuo business».

In altre parole, CMG offriva la possibilità di carpire le conversazioni da smartphone, ma anche Smart TV o altri dispositivi, intercettando in questo modo bisogni, preferenze ed esigenze delle persone per poi proporre contenuti pubblicitari miratissimi. A partire dal fatto che la promozione è sparita, i dubbi sono però svariati. E i più grossi riguardano l’eventuale, effettivo funzionamento del tutto.

Gli smartphone, infatti, informano sempre prima dell’attivazione del microfono in una app non ancora utilizzata. E soprattutto chiedono l’autorizzazione prima di attivarlo. Qui c’è la possibile gabola: autorizzando l’accesso del proprio microfono a qualche app (anche nota), quest’ultima fornisce i dati delle nostre conversazioni a terzi che le possono utilizzare a fini commerciali?

La risposta più immediata sembra essere no. Google afferma che «da anni Android impedisce alle app di registrare audio quando non sono utilizzate attivamente». Amazon fa più o meno lo stesso, garantendo di “non condividere le registrazioni vocali con terze parti”. Detto ciò, il consiglio più importante resta: leggere sempre con grande attenzione le condizioni che si accettano quando si scarica e poi utilizza una app. Lo spiega a chiare lettere lo stesso sito di CMG: «Il fatto che smartphone o altri dispositivi ci ascoltino è del tutto legale nel momento in cui si dà il proprio consenso, accettando termini e condizioni di software o app che si scaricano».

Pertanto, sì: se ci capitano pubblicità di frullatori proprio dopo aver parlato con qualcuno di frullatori, forse abbiamo fatto noi un click di troppo. Al contempo è bene evitare la psicosi. Il più delle volte, infatti, la causa è diversa, e più semplice: è probabile che ci serva o interessi qualcosa, che prima abbiamo cercato e di cui poi abbiamo parlato con qualcuno. Quindi – magari – abbiamo fatto una ricerca ad hoc, ed è quest’ultima che il nostro telefono ha registrato. Al netto delle operazioni di CMG o chiunque altro.

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