27 Luglio 2024
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Cronaca, Mobilità

Perché guidare è un’esperienza di educazione?

22.01.2024

Investire per investire. È un gioco di parole, ma il problema sta proprio qui. Si sta investendo tanto per la mobilità, per i trasporti, eppure si diventa sempre più insicuri a causa di mancanza di rispetto delle norme. Vediamo il perché.

La mobilità è alla base del commercio e della libertà stessa delle persone. In questo periodo, nell’Unione Europea ci sono importanti investimenti per aumentare la sostenibilità della rete transeuropea dei trasporti con progetti che spaziano dalle linee ferroviarie, alle nuove piattaforme logistiche multimodali, alle applicazioni intelligenti e interoperabili, alla sicurezza stradale. I bandi europei aperti hanno un importo totale di sette miliardi di euro. Con i fondi del PNRR (300 milioni di euro) in Italia si punta al miglioramento e sicurezza della mobilità e dell’accessibilità. Non si può certo dire che non ci sia un enorme sforzo di investimento, sia per ammodernare i mezzi di trasporto che per migliorare la sicurezza, eppure in questa fase di transizione si registrano incidenti continui di vario genere: auto che presentano problematiche tecniche; difficile convivenza tra auto e biciclette nelle aree urbane; mancanza di formazione e controllo su patenti ed assicurazioni.

Tuttavia, la classifica generale dei tassi di mortalità degli Stati europei non è cambiata in modo significativo in confronto al periodo pre-pandemia. Nel 2022 le strade più sicure sono state quelle svedesi (21 decessi per milione di abitanti) e danesi (26 per milione), mentre i tassi più elevati sono stati registrati in Romania (86 per milione) e in Bulgaria (78 per milione). La media dell’UE è stata di 46 decessi per milione di abitanti. Sul totale delle vittime della strada, il 45% erano conducenti o passeggeri di autovetture, il 18% pedoni, il 19% utilizzatori di veicoli a motore a due ruote (motociclette e ciclomotori) e il 9% ciclisti. Nel 2020 Bilbao è stata la prima città al mondo con più di 300.000 abitanti a limitare la velocità a 30 km/h su tutte le strade urbane, a seguire Parigi e Bruxelles nel 2021. In Italia ci sta provando Bologna, non senza polemiche. I dati europei confermano che il problema, però, non è limitare la velocità, ma educare i cittadini. Alcune città europee hanno creato dei corsi di aggiornamento per chi è già in possesso della patente, ma anche per il rilascio della “patente dei pedoni” e della “patente dei ciclisti”. La prima causa di incidente per chiunque transiti sulle strade (dal pedone, al ciclista, auto, etc..) è infatti il mancato rispetto delle regole di transito, il secondo è la distrazione (in primis dovuta a telefonini), il terzo è la non osservanza della distanza di sicurezza (che devono rispettare anche i ciclisti), il quarto motivo è l’aumento di persone che guidano senza patente o con patente ma senza equilibrio psico-fisico o senza una formazione continua. Per questo motivo, si è pensato al potenziamento dell’educazione civica e della sicurezza stradale a livello scolastico, istituendo diversi corsi come il progetto Erasmus plus ROadEDucatiOn (RODEO).

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