14.10.2024
È indispensabile adottare soluzioni avanzate come big data, Intelligenza artificiale e robotica autonoma, per migliorare l’operatività nell’orbita e ridurre i detriti. Sostenibilità, diversità e inclusione sono i temi centrali al 75° Congresso Internazionale di Astronautica in corso a Milano. SpaceX segna un’ulteriore passo verso il futuro.
Il settore spaziale pone al centro dei suoi programmi la questione della sostenibilità, non solo per quanto riguarda l’uso delle risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi di ciascuna missione, ma anche per la protezione del nostro pianeta. Diventa indispensabile la gestione responsabile delle orbite, ridurre i detriti spaziali, adottare le soluzioni più avanzate, come i big data, l’intelligenza artificiale e la robotica autonoma, per migliorare le operazioni nello Spazio. Obiettivi che si concentrano nel 75° Congresso Internazionale di Astronautica (IAC2024), il più grande e seguito evento globale annuale dedicato alle scienze e tecnologie da cui prende vita la space economy, che dal 14 al 18 ottobre fa di Milano la capitale mondiale dello Spazio.
Un’edizione storica, che ruota anche intorno ai temi della diversità e dell’inclusività. Lo Spazio è da sempre il luogo in cui diversi Paesi, generazioni, generi e competenze sono cruciali per lo sviluppo, l’evoluzione, l’innovazione e la conoscenza. Ma è necessario un uso più consapevole e responsabile dell’ambiente spaziale. Con il numero crescente di missioni in orbita e l’avvento di grandi costellazioni composte da centinaia di apparati, aumenta il rischio di creare nuovi pericolosi detriti spaziali e compromettere il corretto funzionamento dei sistemi satellitari da cui dipendono numerose attività della nostra vita quotidiana: dai servizi di telecomunicazione, ai trasporti, dal monitoraggio ambientale alla sicurezza. Si tratta, in definitiva, di riprogettare l’accesso allo Spazio, per evitare che l’ambiente circumterrestre si saturi di oggetti inoperosi.
A 67 anni dal lancio del satellite Sputkin, datato 4 ottobre 1957, che inaugurò l’era astronautica, e a 60 dal primo satellite italiano San Marco, che il prof. Luigi Broglio dell’Università di Roma mise in orbita il 15 dicembre 1964, il mondo spaziale si prepara dunque a una svolta epocale, con un doppio obiettivo: creare le condizioni per collocare la prima base permanente sulla Luna, propedeutica all’esplorazione umana di Marte, e, nel contempo, concentrare in orbita terrestre le tecnologie più avanzate di osservazione per controllare lo stato del pianeta che abitiamo. Le nuove costellazioni satellitari, destinate ad operare intorno alla Terra e scansionare la salute della biosfera, non si limiteranno a fornire dati con valore di segnali premonitori, ma svilupperanno un quadro costantemente aggiornato grazie a sistemi di elaborazione in grado di disegnare un quadro previsionale di evoluzione dell’ambiente terrestre. E l’Italia è alla guida dell’importante programma europeo di osservazione della Terra a bassa quota “Iride”, che permetterà di disporre entro il 2026 di una costellazione composta da 69 piccoli apparati satellitari, diversi tra loro, anche in termini di peso (da 25 a 350 kg), rafforzando le capacità e il ruolo del centro Esrin di Frascati, a cui l’Agenzia Spaziale Europea ha affidato il compito di monitorare il globo terracqueo. Sia nell’attività di osservazione terrestre che nell’esplorazione cosmica, riveste un ruolo di primo piano la filiera spaziale italiana, capeggiata da Leonardo.
Il comparto nazionale è in costante crescita, annoverando 415 aziende, il 90% delle quali piccole e medie, con 11mila occupati e un valore di 3 miliardi di euro. Un peso specifico che ha motivato l’assegnazione a Milano del congresso, dove agenzie spaziali, istituzioni di ricerca e aziende private discutono le politiche e le normative future che guideranno l’uso sostenibile dello spazio e disegnare le strategie globali del settore negli anni a venire. Intanto, alla vigilia dell’apertura dei lavori congressuali, SpaceX ha segnato un’ulteriore tappa sulla strada della completa riutilizzazione dei sistemi di lancio e navigazione spaziale, effettuando con successo un test di volo con il razzo Starship, il veicolo con cui la Nasa riporterà astronauti sulla Luna nell’ambito del programma Artemis. Per la prima volta, il grande e potente booster Super Heavy, dopo avere spinto e rilasciato la navicella in orbita, è rientrato atterrando sulla stessa piattaforma di lancio.