21.09.2023
“Se tutti vanno via, chi resta?” L’uomo dei palloni sonda che sorvegliano l’Italia
“Siamo stati la prima realtà italiana a proporre e svolgere queste attività effettuando lanci da ogni parte d’Italia. Facendo i dovuti paragoni potremmo definire la nostra offerta simile a quella di Space X” dice Antonino Brosio sorridendo. Storie e disavventure di un uomo che resta.
C’è una Space X in miniatura che solca i cieli d’Italia. I più blasonati al mondo come Il cosmodromo di Baikonur, il Kennedy space center, il centro spaziale cinese di Jiuquan e la base di Kourou hanno fatto la storia dei lanci verso lo spazio, ma esistono piccole realtà nel nostro Paese che meritano attenzione. Non mandano certo in orbita mostri come il Saturn V, il Falcon Heavy o lo Starship, ma utilizzando palloni sonda riescono lo stesso a contribuire, a modo loro, alla ricerca scientifica.
Dalla passione per il cielo alla stratosfera il passo è stato breve, e Antonino Brosio c’è riuscito. Dal 2013 si occupa di fornire servizi di lancio e progettazione tramite i suoi particolari vettori.
«Lavoriamo principalmente con enti di ricerca e università – dice soddisfatto –, negli ultimi anni molto con l’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare, ndr) di Roma a cui lanciamo i rilevatori (circa 4 kg) di raggi cosmici del fisico Valerio Bocci e del suo collega Francesco Iacoangeli. Operiamo anche nel campo del monitoraggio ambientale e nella prevenzione degli incendi. Oltre a ciò realizziamo interessanti attività nelle scuole dove svolgiamo i cosiddetti Pcto (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, ovvero l’ex alternanza scuola lavoro, ndr). I costi? Circa 7mila euro a lancio. Vista l’economicità a mio parere rappresenteranno il business del futuro».
E lancia che ti rilancia i progetti della società di Antonino hanno vinto diversi premi tra cui un primo posto al Cern per la scuola con la quale è stato approntata l’ultima iniziativa il 14 giugno scorso.
«Siamo stati la prima realtà italiana a proporre e svolgere queste attività effettuando lanci da ogni parte d’Italia. Facendo i dovuti paragoni – sorride Brosio –, potremmo definire la nostra offerta simile a quella di Space X, solo che noi lavoriamo con i palloni sonda anche se già nel 2012 cominciammo a lanciare vettori usuali».
La Ab Project Space, così si chiama l’azienda del giovane ingegnere originario di Rosarno, è un fiore all’occhiello made in Calabria. A dispetto di molti suoi coetanei lui la valigia la usa solo per andare in vacanza e non certo per trovare fortuna altrove. La sua filosofia è semplice e allo stesso tempo pragmatica: «Se tutti vanno via, chi resta? La mia regola è stata sempre non partire e tentare di fare qualcosa qui…». Ma Brosio ha fatto più di qualcosa visto che è riuscito a inviare nella stratosfera già una venticinquina di palloni.
E sempre in tema di spazio e stelle dal 2016 al giugno di quest’anno il trentacinquenne è stato a capo del parco astronomico Savelli, una struttura a 1.170 metri di quota ai confini della Sila Crotonese.
Soddisfazioni, ma anche qualche piccola défaillance. La prima riguarda una sua foto finita tra le 12 più belle del 2019 su NASA EPOD, mentre la seconda una vera e propria disavventura: il recupero di un pallone sonda andato a finire fuori rotta a causa del vento. Lui e il suo team hanno dovuto noleggiare un’imbarcazione per riprendere lo strumento disperso nelle acque a due miglia dalla costa.
Credito fotografico: Brosio, Nasa