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Storie

Storia di violenza di genere, per non dimenticare

05.01.2024

Oscar Pistorius lascia l'alta corte di Pretoria, in Sud Africa, il 17 ottobre 2014 dopo essere stato accusato dell'omicidio della sua fidanzata Reeva Steenkamp il 14 febbraio 2013.

Un campione, un idolo e un eroe paralimpico che non fu più visto come tale. Alla vigilia dell’Epifania, Oscar Pistorius lascia il carcere dove ha trascorso 9 anni di condanna per l’uccisione della sua fidanzata, la modella e presentatrice televisiva 29enne Reev Rebecca Steenkamp.

Era il 14 febbraio 2013, quando tutti i notiziari del mattino comunicavano la morte della modella e presentatrice televisiva 29enne Reeva Rebecca Steenkamp, fidanzata dell’ex campione paralimpico Oscar Pistorius. Il giorno degli innamorati, trasformato in tragedia. L’uomo, in un processo sotto i riflettori di tutto il mondo, fu inizialmente condannato per omicidio colposo, dato che aveva affermato di aver sparato quattro colpi di arma da fuoco attraverso la porta del bagno pensando si trattasse di un ladro e non della compagna; per poi essere condannato a 15 anni (ridotti, con lo sconto di pena, a 13 anni e cinque mesi) per omicidio volontario per dolus eventualis, dato che il risultato delle sue azioni avrebbe portato alla morte di chiunque si trovasse dietro la porta.

Da quel momento, il campione, l’idolo e l’eroe, per essere stato ai Giochi di Londra 2012 il primo biamputato a gareggiare con i normodotati in un’Olimpiade, non fu più visto come tale. Dopo nove anni, alla vigilia dell’Epifania, Oscar Pistorius ha lasciato il carcere di Atteridgeville in Sudafrica per essere trasferito nella lussuosa villa dello zio Arnold a Waterkloof, in libertà vigilata con obblighi e restrizioni. Non potrà rilasciare interviste e avere contatti con i media, bere alcolici o fare uso di sostanze proibite, dovrà rispettare orari di uscita e rientro, seguire corsi di gestione della rabbia e programmi sulla violenza di genere.

Sono molti i dubbi rimasti dopo quello che era emerso dalle indagini. Qualche giorno prima di morire, la giovane modella aveva scritto un messaggio all’ex sprinter lamentandosi della sua gelosia e la stessa madre di lei aveva raccontato che la figlia aveva intenzione di interrompere la relazione. Versione opposta a quella di Pistorius. Alla fine, i pubblici ministeri sono arrivati alla conclusione che l’uccisione della sua fidanzata sia stata intenzionale a seguito di una discussione.

La madre della vittima ha promesso di continuare a concentrarsi sugli obiettivi della Fondazione Reeva Rebecca Steenkamp, sottolineando che «le condizioni imposte dal comitato per la libertà vigilata, che includono corsi di gestione della rabbia e programmi sulla violenza di genere, inviano un chiaro messaggio che la violenza di genere viene presa sul serio». Questa vicenda fa tornare alla mente le atrocità di cui soprattutto negli ultimi anni siamo purtroppo spettatori. Fa pensare alle donne che anziché trovare amore, affetto e felicità nella persona che hanno al proprio fianco, trovano la morte. La stessa Reeva ci pensava, tanto che dopo essersi laureata in legge, sognava di aprire uno studio legale per aiutare le donne vittime di violenza. Non ha potuto farlo perché lo è diventata lei stessa.

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