18 Aprile 2025
/ 9.04.2025

Trump santifica il carbone e torna al secolo scorso

Il presidente americano continua nella sua opera di restaurazione con la firma di una serie di ordini esecutivi che riportano al centro della produzione energetica le fonti fossili cancellando anni di lotte e iniziative per contrastare il cambiamento climatico

Nero come il carbone è il futuro dell’America. Donald Trump ha firmato martedì quattro ordini esecutivi volti a rilanciare il carbone, il combustibile fossile più sporco che da tempo è in declino nei Paesi occidentali perché contribuisce in modo sostanziale alle emissioni di gas serra e all’inquinamento.

“Io lo chiamo carbone bello e pulito – ha detto Donald Trump durante una cerimonia alla Casa Bianca, dove era affiancato da minatori con i caschi protettivi – che taglierà le norme inutili che hanno preso di mira il bel carbone pulito”. Non contento, ha rincarato la dose: “A parità di prezzo, il carbone è la forma di energia più affidabile, durevole, sicura e potente. È economico, incredibilmente efficiente, ad alta densità ed è quasi indistruttibile”. Ovviamente è anche la fonte fossile più inquinante, e non solo per il contributo decisivo alla crisi climatica anche se Trump non se ne cura. Anzi, si impegna in una operazione di greenwashing.

 “Ho detto alla mia gente – ha spiegato infatti il presidente – di non usare mai la parola carbone a meno che non ci mettiate davanti bello e pulito”. Ovvero l’opposto di quello che è. “La nostra intenzione è quella di accelerare la concessione dei contratti di locazione per l’estrazione del carbone nelle terre federali”. E poi: “Snelliremo le autorizzazioni”, “metteremo fine ai pregiudizi del governo nei confronti del carbone” e “utilizzeremo il Defense Production Act per dare un impulso all’estrazione del carbone in America.  Stiamo ponendo fine – ha continuato Trump – una volta per tutte alla guerra di Joe Biden contro il carbone bello e pulito. Tutti quegli impianti che sono stati chiusi saranno riaperti, se sono abbastanza moderni, oppure saranno demoliti e ne saranno costruiti di nuovi. E rimetteremo al lavoro i minatori”. Già nel 2018, durante il suo primo mandato, Trump ordinò all’allora segretario all’energia Rick Perry di “adottare misure immediate per aiutare le centrali elettriche a carbone e nucleari in difficoltà”, definendola “una questione di sicurezza nazionale ed economica”. Ma questo non fermò il declino del carbone. che un tempo forniva più della metà dell’elettricità prodotta negli Stati Uniti, ma che nel 2023 ha visto la sua quota scendere a circa il 16%.

Adesso Trump ci riprova. Il primo ordine ha imposto a tutti i dipartimenti e alle agenzie di “porre fine a tutte le politiche discriminatorie nei confronti dell’industria del carbone”, anche ponendo fine alla moratoria sul leasing del carbone nelle terre federali e accelerando tutti i finanziamenti consentiti per i progetti sul carbone. Il secondo impone una moratoria sulle “politiche non scientifiche e irrealistiche promosse dall’amministrazione Biden” per proteggere le centrali elettriche a carbone attualmente in funzione. Il terzo promuove “la sicurezza e l’affidabilità della rete”, assicurando che le politiche si concentrino su una “produzione energetica sicura ed efficace”, in contrapposizione a politiche ‘sferzanti’ che “discriminano le fonti di energia sicure come il carbone e altri combustibili fossili”. Il quarto incarica il Dipartimento di Giustizia di “perseguire con forza e indagare” sulle politiche ‘incostituzionali’ degli “Stati radicalmente di sinistra” che “discriminano il carbone”. Trump ha anche preso di mira quella che ha definito un’”esagerazione” da parte degli Stati controllati dai Democratici nel limitare la produzione di energia per rallentare il cambiamento climatico. Ha ordinato al Procuratore Generale Pam Bondi di adottare “tutte le misure appropriate per fermare l’applicazione” di tali leggi.

Pronta la replica degli Stati che sono in prima linea nella lotta alle fonti inquinanti.  La governatrice dello stato di New York, Kathy Hochul, e la governatrice del New Mexico, Michelle Lujan Grisham, copresidenti della Us Climate Alliance della quale fanno parte 24 dei 50 stati americani, hanno affermato che l’ordine di Trump “è un tentativo illegale di usurpare il diritto degli Stati di agire sul clima. Il governo federale – hanno aggiunto – non può privare unilateralmente gli Stati dell’autorità costituzionale indipendente. Siamo una nazione di Stati e di leggi e non ci lasceremo scoraggiare”, hanno affermato i due governatori democratici. “Continueremo a promuovere soluzioni alla crisi climatica che salvaguardino il diritto fondamentale degli americani all’aria e all’acqua pulite e che favoriscano l’economia basata sull’energia pulita”.

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