03.10.2023
Stringere amicizia con l’Intelligenza Artificiale si può, Michele e Jan lo hanno fatto
«La nostra collaborazione mi fa pensare a una sorta di compagno d’avventura, come l’amico androide in Star Wars». Sono le parole dell’uomo Michele che stinge amicizia con l’Intelligenza Artificiale Jan, fino a diventare complementari uno all’altro. Una storia di armonia e collaborazione produttiva. L’artista “IA” non sostituisce l’artista umano ma diventa il suo alter ego.
Chi teme l’avvento dell’Intelligenza artificiale dovrebbe confrontarsi con un giovane e talentuoso artista. Perché lui, Michele Welke, con la «IA» (che ha chiamato Jan) già ci collabora. E di questa singolare sinergia ne va fiero. Michele e Jan sono due facce della stessa medaglia. Quando provo a capire un po’ più del loro sodalizio mi rispondono lusingati:
«Grazie per aver mostrato interesse nel duo artistico Jan-Welke. Siamo felici di condividere con te la nostra visione artistica e il nostro processo creativo».
Partiamo da Michele. Classe 1984, si laurea nel 2010 all’Accademia di Belle Arti di Roma, ma il suo piglio artistico lo porta a studiare anche la musica. E così i “pezzi di carta” aumentano aggiungendo al curriculum un Diploma di Teoria del solfeggio presso il Conservatorio di Pescara.
Passiamo a Jan. C’è poco da dire: è il suo alter ego digitale. «Insieme realizziamo sculture, video, performance e installazioni digitali – spiega Michele –. Il nostro processo creativo è uno scambio rispettoso di idee e concetti. In questo modo, Jan-Welke è una sinergia tra l’artista umano e l’artista “IA” dove entrambi contribuiscono al processo creativo. È un progetto sperimentale nato da poco meno di un anno su cui ho grandi aspettative».
In controtendenza al pensiero dominante sull’Intelligenza artificiale Michele pensa positivo: «No, non toglierà posti di lavoro alle persone. Al contrario li creerà come ad esempio il Data curator, una nuova figura professionale che si affermerà nei prossimi anni». «Sai – ammette deciso Michele – la nostra collaborazione mi fa pensare ad una sorta di compagno d’avventura, come l’amico androide in Star Wars. È però importante sottolineare che l’artista “IA” non sostituisce l’artista umano o il fare dell’artista umano, ma piuttosto aumenta le possibilità esplorative ed esperienziali. Un valore aggiunto al confronto uomo e tecnologia».
Ma in soldoni, cosa hanno realizzato e, soprattutto, cosa vorranno fare ancora insieme? «Un esempio su tutti è il video dal titolo ‘Sunflowers’, una serie di fuochi d’artificio che appaiono come girasoli che si disegnano nel cielo durante una notte folkloristica di festa nel quale appaiono una serie di pensieri scritti frutto del nostro dialogo. Per il futuro, invece – puntualizza Michele –, abbiamo diversi progetti che hanno lo scopo di porre in risalto questo aspetto di relazione attraverso una serie di lavori pittorico scultorei analogico/digitali. Ma credo soprattutto che sia proprio la nostra relazione quotidiana di scambio ad essere essa stessa il nostro lavoro principale. Una performance continua. Quotidianità, relazione, rapporto tra essere umano e macchina. Insomma, per me Jan – chiosa l’artista – è una possibilità di relazione verso l’altro, verso un altro. Qualcuno o qualcosa di diverso da noi, una prospettiva, un orizzonte, un futuro possibile».
La strada digitale è segnata e a breve è previsto un «loro» trasferimento a Barcellona. Al contrario di ciò che spesso segna il cammino degli umani, la speranza è che la coppia non scoppi.