14 Marzo 2025
/ 14.03.2025

Donna, scienziata, climatologa. Troppo per Trump: licenziata

Mentre Trump attacca la cultura woke per fare l’“America di nuovo grande”, il Pil si restringe. E intanto licenza la numero uno degli scienziati NASA, Katherine Calvin.

È donna, climatologa, chief scientist della Nasa. Insomma, per Trump ha tutti i difetti: licenziata. Certo, per cacciare Katherine Calvin, 45 anni sintetizzati in un curriculum formidabile, è stato necessario chiudere l’Ufficio del Capo Scienziato con i suoi 22 dipendenti. Ma per la Casa Bianca non è un danno: come proiettare su tutti gli schermi il film dell’America di nuovo grande con gli scienziati sempre in mezzo a dire la loro su quello che accade nel mondo reale?

Con questa mossa il presidente negazionista chiude l’uno-due per mandare al tappeto il team Usa sul clima. Pochi giorni fa la nuova amministrazione americana aveva bloccato l’invio della delegazione a stelle e strisce alla riunione plenaria dell’Ipcc che si teneva a Hangzhou, in Cina. Dunque la linea di Washington è non solo l’uscita dagli accordi di Parigi sul clima del 2015, ma anche il sabotaggio della messa a punto scientifica sui dati climatici che vengono continuamente aggiornati dalla rete Ipcc.

Il licenziamento del vertice della scienza climatica Usa avviene contemporaneamente alla chiusura di altri due dipartimenti, tra cui uno che si occupa di diversità, equità, inclusione e accessibilità (DEIA). Secondo Janet Petro, amministratore ad interim della Nasa, i programmi DEIA erano divisivi, dispendiosi e vergognosi. Tutto ciò, sottolinea il Guardian, avviene mentre la Nasa sta ancora pubblicizzando l’obiettivo di far atterrare la prima donna e la prima persona di colore sulla Luna a bordo dei suoi razzi Artemis nei prossimi anni.

Evidentemente l’interpretazione trumpiana dell’attacco al woke – la cultura della difesa delle minoranze – si estende anche alla scienza. Una scelta che tornerà a far grande l’America?

Nei primi due mesi di trumpismo al potere è il Pil degli Stati Uniti a farsi più piccolo. Goldman Sachs ha tagliato le stime di crescita del Pil del 2025 dal 2,4% all’1,7%. Le Borse vanno giù. Musk da solo ha perso più di 100 miliardi di dollari dall’inizio dell’anno e, sommando quello che hanno perso gli altri supermiliardari alla corte di Trump, si arriva – secondo le stime del Bloomberg Billionaires Index – a oltre 200 miliardi di dollari.

È possibile che sia un’oscillazione. La politica delle montagne russe (nome evocativo), che rappresenta l’unico punto fermo delle scelte internazionali di The Donald, potrebbe applicarsi anche all’economia. I prossimi mesi ci diranno se lo smantellamento di una parte importante della macchina pubblica federale, il fuoco di fila dei dazi annunciati, ritrattati e riproposti, l’attacco sistematico ai Paesi che da 80 anni sono alleati di Washington giovi agli Stati Uniti. Per ora si può solo misurare il crescere della preoccupazione non solo internazionale anche dei cittadini americani che si sentono sempre più stretti tra il pericolo dell’inflazione e quello della perdita di posti di lavoro.

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