Nel settembre 2024 il tifone Yagi ha colpito duramente il Vietnam settentrionale, lasciando dietro di sé una scia di devastazione. È stato il ciclone più potente degli ultimi decenni a colpire il Paese, con un bilancio di almeno 320 morti e centinaia di dispersi. Tra le zone più danneggiate, la provincia montuosa di Lao Cai, dove il piccolo villaggio di Lang Nu è stato travolto da una frana che ha sepolto case, famiglie, storie di vita.
Nguyen Thi Kim, una giovane donna sopravvissuta alla tragedia, ha perso 14 membri della sua famiglia. Lei e la sua bambina sono state tratte in salvo dopo ore sotto una coltre di fango e detriti. Ma proprio da quella tragedia, per la sua comunità è nata una seconda possibilità.
Un villaggio ricostruito con cemento e drenaggi
Oggi Lang Nu esiste ancora, ma in una nuova forma e in un luogo diverso: a circa due chilometri dal sito originale, su un terreno più sicuro, scelto con cura da esperti in geologia e ingegneria ambientale. Sono state costruite 40 abitazioni in cemento armato, al posto delle tradizionali case in legno su palafitte. Le nuove abitazioni sono progettate per resistere meglio a piogge intense, frane e alluvioni, sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico.
Una rete di canali di drenaggio è stata realizzata per evitare la saturazione del suolo e ridurre il rischio di nuove frane. “Per quanto ne sappiamo, questa zona è sicura”, afferma Tran Thanh Hai, rettore dell’Università di Geologia e Mineraria di Hanoi. Tuttavia, ammette che in geologia “la certezza assoluta non esiste”. Le condizioni del terreno, infatti, possono mutare nel tempo, soprattutto in presenza di nuovi interventi edilizi o infrastrutturali.
Adattamento e tradizione: un compromesso necessario
Molti abitanti, come Nguyen Thi Kim, hanno accettato di abbandonare l’architettura tradizionale per abbracciare soluzioni più moderne e sicure. “Vogliamo rispettare le nostre tradizioni, ma se non sono più sicure, dobbiamo cambiare”, afferma con determinazione. Anche Hoang Thi Bay, un’altra sopravvissuta, ha scelto di vivere in una casa di cemento con tetto in lamiera, un cambiamento radicale rispetto alle vecchie abitazioni con tetti in foglie di palma.
Il caso di Lang Nu è emblematico del difficile equilibrio tra il rispetto per la cultura locale e l’adattamento alle nuove sfide ambientali. Secondo gli esperti, il disboscamento, la costruzione di nuove strade e l’espansione dei villaggi possono alterare l’equilibrio idrogeologico e rendere il territorio più vulnerabile.
Il ruolo delle foreste nella prevenzione
Il tifone Yagi ha abbattuto vaste porzioni di foresta primaria nella regione. Alcune aziende hanno donato alberi per rimboschire l’area, ma la loro efficacia nel mitigare il rischio idrogeologico resta incerta. “Solo la foresta pluviale tropicale primaria, con la sua elevatissima densità di alberi, può contribuire davvero a prevenire le frane”, spiega il professor Do Minh Duc dell’Istituto di Geotecnica e Ambiente di Hanoi.
La vegetazione matura svolge infatti un ruolo cruciale nella stabilizzazione del suolo: le radici trattengono la terra, mentre la chioma degli alberi attenua la forza dell’acqua piovana. Ma ricostruire una foresta richiede decenni, e nel frattempo le comunità devono trovare altre soluzioni.
Lang Nu è oggi un esempio concreto di resilienza: una comunità che, di fronte a una tragedia immane, ha saputo ripartire, adattarsi e guardare avanti. Ma è anche un monito: senza politiche di prevenzione e una gestione sostenibile del territorio, le catastrofi naturali continueranno a colpire con maggiore frequenza e intensità, specialmente le aree più fragili del pianeta.