24 Maggio 2025
/ 22.04.2025

La crisi climatica aumenta la povertà (anche energetica)

Nel 2023 ci sono state 2,3 milioni di famiglie in povertà energetica (circa il 9% del totale), con un aumento di 340 mila nuclei rispetto all’anno precedente, che è stato l’anno dell’esplosione del costo dell’energia

Gli effetti dei cambiamenti climatici sono ovunque, sempre più tangibili. Eppure, per molti, è una tematica sopravvalutata, che non li riguarda da vicino, e dunque poco importante. Ma adesso, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters, anche i modelli economici devono fare i conti con l’aver sottovalutato l’impatto del riscaldamento globale sulla ricchezza.

I dati della ricerca parlano chiaro: un aumento della temperatura globale di 4°C potrebbe ridurre la ricchezza media del 40%, un dato quasi quattro volte superiore rispetto ad alcune stime precedenti.

Nello specifico, secondo lo studio, anche mantenendo il riscaldamento globale entro i 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, il Pil pro capite mondiale subirebbe una riduzione del 16%.

Ma non si tratta solo di perdita di ricchezza. Perché a crescere è anche un altro problema strettamente connesso: la povertà energetica. Parallelamente, infatti, l’aumento delle temperature e la necessità di adattarsi a condizioni climatiche più estreme fanno lievitare i costi dell’energia, e lasciano sempre più famiglie in condizioni di vulnerabilità.

Le carenze dei modelli economici

Negli ultimi anni, dunque, sembrano cresciute le critiche da parte degli esperti nei confronti degli strumenti economici integrati di valutazione utilizzati dai governi per definire gli investimenti nella riduzione delle emissioni di gas serra. In particolare, secondo lo studio, tali modelli non avrebbero considerato adeguatamente i rischi del cambiamento climatico. 

Come ha spiegato Timothy Neal, autore principale della ricerca intervistato dal The Guardian, questo nuovo modello ha incluso previsioni climatiche aggiornate per valutare l’impatto degli eventi meteorologici estremi sulle catene di approvvigionamento globali. “In un futuro più caldo, ci aspettiamo interruzioni a cascata delle forniture a livello globale”, ha spiegato. Sulla stessa lunghezza d’onda Andy Pitman, coautore della ricerca: “Non si tratta solo delle temperature medie, ma degli eventi estremi. È in questi momenti che il sistema economico viene messo alla prova”.

La crescita della povertà energetica

Come detto, però, il problema è più ampio, perché il riscaldamento globale sta intensificando un fenomeno che ci riguarda sempre di più, ossia la povertà energetica. L’aumento delle temperature, infatti, spinge molte famiglie a consumare più energia per il raffrescamento estivo e, parallelamente, gli eventi climatici estremi mettono sotto pressione le infrastrutture energetiche. Ed è un problema che non riguarda più solo i Paesi in via di sviluppo, ma anche le economie avanzate: sempre più persone, in tutto il mondo, sono costrette a scegliere se rinfrescare e riscaldare la casa o risparmiare per altri bisogni essenziali.

Ma di che cosa parliamo quando ci riferiamo alla povertà energetica? In sintesi, è l’impossibilità di accedere ai servizi essenziali e può toccare diversi aspetti, dal riscaldamento al raffrescamento, dall’illuminazione all’energia elettrica usata per alimentare gli apparecchi in casa.

A livello europeo, come ha spiegato Vittorio Cogliati Dezza, membro del coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità, ci sono diverse direttive elaborate nell’arco del 2023, che riguardano sia l’efficienza energetica che il Fondo sociale per il clima. Nel nostro Paese, invece, quando si parla di povertà energetica si fa riferimento a indicatori leggermente diversi. “In Italia la definizione acquisita ufficialmente è una riduzione del concetto europeo di povertà energetica e la si trova nel Pniec, Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, nell’ultima edizione del giugno 2024, in cui sostanzialmente si è scelto un indicatore più semplice che fa capo all’impossibilità di accedere al riscaldamento invernale, rinviando a un secondo momento l’individuazione di indicatori più specifici”, ha spiegato Cogliati Dezza.

La situazione in Italia

Dunque, un aspetto è chiaro: la povertà energetica non si riduce soltanto all’incapacità di pagare le bollette, ma è un fenomeno multidimensionale che si traduce in disagio abitativo, in difficoltà socioeconomiche e nell’esposizione a ondate di calore.

In Italia, come intuibile, la povertà e la vulnerabilità economica incidono fortemente sul coinvolgimento delle famiglie nel fenomeno. “Sicuramente, e questo è intuitivo, le famiglie più povere sono più esposte. I numeri che abbiamo non sono istituzionali: abbiamo i dati dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica, nato da un’iniziativa di ricercatori e che si appoggia all’Università di Padova”, dice Cogliati Dezza. “Questi dati ci dicono che nel 2023 ci sono state 2,3 milioni di famiglie in povertà energetica (circa il 9% delle famiglie), con un aumento di 340 mila famiglie rispetto all’anno precedente, che è stato l’anno dell’esplosione del costo dell’energia”.

E ancora: “Di queste 340 mila, 293 mila appartengono ai due scaglioni più bassi della ricchezza. Però ci sono anche famiglie che strutturalmente, rispetto agli indicatori dell’Istat, non risultano povere. E questo ci fa dire che il fenomeno della povertà energetica in realtà andrebbe definito sotto la veste di vulnerabilità energetica. C’è infatti un’area della popolazione che è fragile, e di fronte a stress del costo dell’energia, improvvisi o graduali, cadono in povertà energetica. Ma non lo sono permanentemente”.

All’interno di questo contesto, poi, un aspetto interessante riguarda le persone che vivono in affitto. Come ha spiegato l’esperto, sono persone che anche dal punto di vista formale, non essendo proprietari degli appartamenti, hanno più difficoltà a fare cambiamenti strutturali nelle abitazioni, come per esempio sostituire infissi meno performanti con infissi più performanti o, ancora, l’ammodernamento della caldaia. E, conseguentemente, sono potenzialmente una categoria più esposta al fenomeno.

Povertà energetica e crisi climatica

In questo contesto, poi, c’è il discorso del cambiamento climatico, che è un acceleratore del processo. “Per esempio in Italia è molto aumentato il fenomeno della povertà energetica estiva, e quindi la difficoltà del raffrescamento a fronte di ondate di calore, o a processi di desertificazioni e crisi idriche. Sono tutti fenomeni che incidono sulle condizioni del diritto di accesso all’energia”, aggiunge Cogliati Dezza.

E poi le questioni geopolitiche internazionali: l’Italia, infatti, dipende in gran parte dai mercati esteri per la determinazione dei prezzi del gas e dell’energia, e come si è visto per esempio con lo scoppio del conflitto russo-ucraino, l’impennata dei costi rischia di mettere in ginocchio numerosissime famiglie.

“In questa dinamica”, conclude Cogliati Dezza, “il non investire sufficientemente nelle energie rinnovabili comporta il fatto che il gas importato abbia un ruolo egemone nella definizione dei prezzi. Tra le proposte strutturali per rendere permanente il controllo del prezzo dell’energia c’è dunque quella di disaccoppiare il costo dell’energia da quello del gas”. Ancora una volta, l’energia rinnovabile potrebbe essere una soluzione per il futuro del Paese. 

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