14 Giugno 2025
/ 14.05.2025

Enrico Giovannini tra i 14 esperti scelti dall’Onu per “andare oltre il Pil”

Il Pil non sa dirci se viviamo bene o male, se i nostri fiumi sono puliti o inquinati, se la ricchezza è nelle mani di pochi o di molti. Non misura il benessere effettivo e può includere attività economiche che danneggiano persone e pianeta. Ecco come l’Onu vuole superarlo

Il direttore scientifico dell’ASviS Enrico Giovannini – già Chief Statistician dell’OCSE, ministro del Lavoro e dei Trasporti e presidente dell’Istat, uno dei maggiori esperti internazionali della misura del benessere “oltre il Pil” – è stato nominato dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres membro del gruppo indipendente, formato da 14 esperti di alto livello, incaricato di elaborare nuovi sistemi di valutazione del benessere che integrino e vadano oltre il Prodotto interno lordo.

“Questa iniziativa non potrebbe essere più tempestiva. Ogni giorno assistiamo alle conseguenze della nostra incapacità di bilanciare le dimensioni economica, sociale e ambientale dello sviluppo”, ha dichiarato Guterres. “Per conseguire i progressi di cui abbiamo bisogno, il benessere delle persone e del pianeta deve essere al centro di ciò che misuriamo e valutiamo. Misure che integrano il Pil possono consentire un cambio di paradigma nell’elaborazione delle politiche, riorientando gli sforzi per lo sviluppo sostenibile e la prosperità per tutti”.

Una nuova misura per aiutarci a scegliere bene

Il dato del Pil, il Prodotto interno lordo, è in realtà un metro di misura del tutto inadeguato e ormai fallimentare. Quel numero freddo e impersonale che tutti i governi inseguono come fosse l’unica stella polare ci dice quanto produciamo, ma tace su tutto il resto: non sa dirci se viviamo bene o male, se i nostri fiumi sono puliti o inquinati, se la ricchezza è nelle mani di pochi o di molti. Non considera fattori sociali come la disuguaglianza, la salute o l’istruzione, non tiene conto dell’impatto ambientale della crescita economica, non misura il benessere effettivo delle persone o la qualità della vita, e soprattutto può includere attività economiche che danneggiano persone e pianeta.

Eppure, il successo di un Paese si misura anche dalla felicità dei suoi cittadini, dalla qualità dell’aria che respirano, dal tempo libero che possono godersi. Questo è il “cambio di paradigma” che Guterres e i suoi esperti (con Giovannini in prima linea) vogliono promuovere: costruire una bussola più sofisticata per navigare nel futuro, che tenga conto non solo di quanto produciamo, ma anche di come viviamo, di quanto sono eque le nostre società e di come trattiamo il pianeta che ci ospita. Sviluppando nuovi sistemi di misurazione del benessere e del progresso che non si limitino al Prodotto interno lordo come indicatore principale.

Il Patto per il futuro 

Le radici dell’iniziativa erano già contenute nei documenti preparatori al Patto per il futuro. Questi documenti includono “Our Common Agenda” e “Valuing what counts: framework to progress beyond gross domestic product” con cui l’Onu ha sottolineato la necessità di superare un “anacronismo dannoso” al centro dell’elaborazione delle politiche globali, cioè il fatto che gli attuali parametri di misura dello sviluppo trascurano troppo spesso aspetti fondamentali per il benessere di persone ed ecosistemi mentre includono attività che danneggiano la vita sulla Terra. 

Da questo punto di vista, l’elaborazione di parametri complementari è cruciale per ampliare i dati sulla cui base vengono prese importanti decisioni politiche e definite le priorità nazionali e internazionali. Questi parametri possono promuovere un cambio di mentalità, agendo sul modo in cui le società concepiscono e perseguono il progresso.

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