25 Aprile 2025
/ 21.03.2025

Per 4 italiani su 10 l’acqua costa troppo

Una famiglia su tre dichiara di non fidarsi di bere l’acqua del rubinetto. Si stima che sono circa 6,6 milioni i residenti non allacciati alla rete fognaria. A Catania il servizio di fognatura copre poco più di un residente su tre (35,8%). Nel 2023 un terzo dei capoluoghi di provincia del Mezzogiorno hanno subito razionamenti dell’acqua

Oltre la metà delle famiglie (53,7%) considera adeguati i costi sostenuti per l’erogazione dell’acqua ma ben il 39,8% li giudica elevati. Una famiglia su tre dichiara di non fidarsi di bere l’acqua del rubinetto. Si stima che sono circa 6,6 milioni i residenti non allacciati alla rete fognaria. È la Sicilia la regione con la minore copertura del servizio pubblico di fognatura che raggiunge solo il 76,5% dei residenti con il picco negativo a Catania dove il servizio copre poco più di un residente su tre (35,8%). Solo alcuni dei dati diffusi da Istat in occasione della Giornata dell’acqua del 22 marzo.

Il Mezzogiorno continua a macinare record negativi anche per quanto riguarda le misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua potabile, con riduzioni o sospensioni dell’erogazione. Nel 2023 hanno coinvolto un terzo dei capoluoghi di provincia del Mezzogiorno (14 Comuni). Misure di razionamento sono state adottate nella maggior parte dei capoluoghi della Sicilia (tutti tranne Enna, Ragusa e Siracusa) e della Calabria (tranne Crotone), in uno dell’Abruzzo (Chieti), due della Puglia (Foggia e Bari) e uno della Sardegna (Nuoro).

Rispetto al 2019 (dato più basso dal 2015), il numero dei capoluoghi interessati da misure di razionamento passa da 9 a 14. Agrigento e Trapani sono i due Comuni, entrambi in Sicilia, con la situazione peggiore. Ad Agrigento l’acqua ai residenti è stata sospesa o ridotta in tutti i giorni dell’anno, con turnazioni settimanali, in base alla zona e serbatoio di distribuzione. A Trapani l’erogazione è stata ridotta e/o sospesa per alcune giornate, con periodicità definite.

L’istituto di statistica sottolinea come il panorama dei gestori delle fonti di approvvigionamento per uso potabile evidenzia una marcata diversificazione a livello locale. La maggior parte dei gestori che si occupa dell’approvvigionamento gestisce anche la distribuzione comunale dell’acqua (1.437, oltre il 95% degli enti). A questi enti si affiancano operatori che, nel ciclo potabile, si occupano esclusivamente del prelievo accanto ai gestori di sovra-ambito e ai grossisti di acqua per uso potabile, che movimentano significativi volumi destinati ai gestori di rete. Operano anche piccole gestioni che amministrano fonti idriche più limitate, poi convogliate alla distribuzione. Nel 2022, il prelievo di acqua per uso potabile era gestito da 1.492 enti (-127 sul 2020). Calabria (262) e Sicilia (248) sono i territori con il maggior numero di operatori attivi nell’ambito del prelievo idropotabile. Di contro, sempre nel 2022, il numero minore di gestori (4) è in Umbria e Basilicata.

L’approvvigionamento idropotabile in Italia è costituito prevalentemente dalle acque sotterranee prelevate da sorgenti e pozzi. Oltre il 50% delle fonti di approvvigionamento per uso potabile è rappresentato dalle sorgenti che contribuiscono al 36,2% del prelievo totale con un volume di 3,3 miliardi di metri cubi. Più di 900 sorgenti (circa il 5% del totale) hanno portate prelevate superiori o pari ai 10 litri al secondo e forniscono 2,7 miliardi di metri cubi d’acqua per uso potabile, pari all’80% dei volumi da sorgente e al 29% del totale prelevato da tutte le fonti in uso.

Acqua e cambiamenti climatici

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, emerge l’importanza di una gestione sostenibile della risorsa idrica, un tema urgente e centrale per il futuro del nostro Paese. Al tema dell’acqua è dedicato principalmente il Goal 6 (“Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie”) a cui si aggiungono altri Goals per la natura integrata e indivisibile degli obiettivi.

Oltre due persone su tre – continua l’Istat – sono preoccupate dei cambiamenti climatici, i cui effetti rientrano tra i cinque problemi ambientali che preoccupano di più le persone con almeno 14 anni. Il 28,5% delle persone di 14 anni e più si dichiara preoccupata per il dissesto idrogeologico (alluvioni, frane e valanghe) e la quota sale al 32,4% tra le persone con più di 55 anni di età. Complessivamente la percentuale è in crescita di due punti percentuali rispetto al 2023. In particolare, l’aumento è di circa cinque punti percentuali nel Nord e addirittura di circa nove in Emilia-Romagna, regione duramente colpita dagli eventi alluvionali degli ultimi due anni.

In questo contesto, la digitalizzazione rappresenta uno strumento strategico per affrontare le sfide legate alla dispersione idrica, all’ottimizzazione dei consumi e al miglioramento dell’efficienza delle infrastrutture come sottolinea la Fondazione per la Sostenibilità Digitale – la prima Fondazione di ricerca riconosciuta in Italia dedicata ad approfondire i temi della sostenibilità digitale nei suoi impatti ambientali, economici e sociali: “Il susseguirsi di eventi estremi e la scarsità dell’acqua hanno messo in crisi le infrastrutture idriche che per decenni sono state ritenute più che adeguate. In questo contesto la trasformazione digitale, se sviluppata con criteri di sostenibilità, può esercitare un ruolo fondamentale per una gestione efficace della risorsa idrica contribuendo inoltre a definire in modo mirato e ottimizzato le tipologie e il valore degli investimenti”.

Qual è la situazione rispetto all’ Europa?

Da un’analisi condotta dall’Ispra rispetto ai dati contenuti nel Rapporto sulle acque europee 2024 dell’Agenzia europea dell’ambiente, emerge che le risorse idriche nel nostro continente sono ancora sottoposte a pressioni importanti che rendono meno evidenti i progressi rispetto al passato ciclo di pianificazione previsto dalla Direttiva Quadro Acque.
Parlando di acque sotterranee a livello europeo, il 77% dei corpi idrici si trova in stato chimico buono, mentre il 91% delle acque sotterranee è in uno stato quantitativo buono. Più o meno analoga la situazione in Italia, dove le percentuali di corpi idrici sotterranei in buono stato sono leggermente minori, il 70% per il chimico e il 79% per il quantitativo.
In Europa generalmente le acque continuano a essere influenzate da contaminanti, principalmente da inquinamento atmosferico legato alla produzione energetica da carbone e da inquinamento diffuso derivante dall’agricoltura. Analoga situazione in Italia, dove le fonti diffuse prevalenti sono legate all’uso agricolo e dove risulta rilevante anche l’inquinamento legato agli scarichi urbani.

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