25 Marzo 2025
/ 24.02.2025

In Germania si è dimesso il leader dei Verdi

Il voto di domenica continua a scuotere il panorama politico della Germania. Il leader dei Verdi, Robert Habeck, ha annunciato il ritiro dal ruolo del partito.

“Sarebbe stato possibile fare di più, il risultato non corrisponde alle mie aspettative. Volevo ottenere di più, noi tutti lo volevamo. Questo significa per me che non avrò più ruoli di guida nel partito”.

Dati dai sondaggi al 13%, i Verdi hanno limitato i danni ottenendo l’11,6%. Non un grande risultato. La scelta del leader Robert Habeck di spostare verso il Centro l’asse del partito non ha premiato. Non solo i Verdi non hanno tolto voto al Cdu ma hanno perso anche il sostegno del voto del voto giovanile, mai così basso. Questo potrebbe rappresentare un’indicazione per le scelte del futuro. Joschka Fischer, ex ministro degli Esteri e leader storico dei Verdi, auspica una scelta coerente e in linea con la tradizione del partito: “Posso soltanto sperare che non vengano invitati a far parte di un governo. Che cosa potrebbero ottenere con la Spd o con la Cdu-csu della loro agenda? La coalizione del Semaforo si è distrutta da sola, per colpa soprattutto dei liberali. I Verdi, con gli altri, ne hanno pagato il prezzo, anche se portano la loro parte di responsabilità, soprattutto su immigrazione e clima, dove si sono mossi senza capire cosa potesse essere accettato dal popolo”.

Ora che i risultati si fanno più nitidi, la Germania deve fare i conti con il nodo più importante, quello della governabilità. Una cosa è certa: Afd, il partito di estrema destra che in quattro anni ha visto raddoppiare i consensi arrivando al 20,8%, non governerà. Friedrich Merz, il 69enne probabile nuovo cancelliere tedesco, leader dei conservatori della Cdu/Csu ed ex rivale di Angela Merkel ha escluso la possibilità di collaborazione con l’Afd: “Significherebbe “vendere l’anima” del partito”, nonostante durante la campagna elettorale abbia smaccatamente flirtato con l’Afd.

Se è vero che i vincitori delle urne sono due (ma solo uno governerà, come ha sintetizzato il Corriere della Sera), è altrettanto vero che sono due anche gli sconfitti:  i socialdemocratici dell’Spd del cancelliere uscente Olaf Scholz, andati incontro al peggior risultato dal dopoguerra con il 16,4%, e la coalizione semaforo, un esperimento fallito che ha decretato la morte politica del leader liberale Christian Linder che ieri, dopo aver avuto la certezza di non aver raggiunto il 5% necessario per entrare nel Parlamento tedesco, ha annunciato il suo addio alla politica. Ricordiamo che era stata proprio la sua decisione di uscire dal governo con Spd e Verdi ad aprire la crisi politica del Paese.

Il quasi 29% per cento ottenuto ieri, però, non consente ai Merz di poter governare. Ecco, allora che si apre un nuovo scenario, quello delle alleanze. Ora ci si aspettano settimane o addirittura mesi di contrattazioni, dopo che, come previsto, nessun partito ha ottenuto la maggioranza. Il Brandmauer, la promessa dei partiti tradizionali di non entrare in coalizione con l’AfD, rende la situazione più complicata.

Matematicamente parlando, una coalizione tra CDU/CSU e AfD sarebbe la più ovvia, e quella desiderata da molti elettori AfD. Tuttavia, l’insistenza di Merz sul fatto che ciò non accadrà lo rende altamente improbabile. Per raggiungere la maggioranza di 316 seggi nel Bundestag, l’ipotesi più probabile è quella di un’alleanza tra Cdu e Spd. L’incognita è rappresentata dall’inclusione anche dei Verdi, una strada che però sembra complicata da percorrere. 

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