10.12.2024
L’80% dei complessi immobiliari che ospitano uffici in Europa sono datati e a rischio obsolescenza. Situazione di inadeguatezza più drammatica in Europa occidentale. Il primato va a Milano, che arriva all’86% degli specifici immobili da rigenerare. Meglio invece l’Europa dell’Est. Il quadro generale.
In 16 città europee il patrimonio immobiliare degli uffici è a rischio obsolescenza: è quanto emerso dall’ultimo report “Rethinking European Offices 2030” elaborato da Cushman & Wakefield. Secondo l’indagine, alla luce della legislazione sul clima e altre sfide ambientali, l’80% degli edifici che ospitano uffici risultano datati, poco efficienti e costruiti con materiali poco performanti.
«Questi mercati affrontano sfide strutturali significative, legate principalmente alla vetustà degli immobili e al basso livello di crescita delle nuove costruzioni negli ultimi 30 anni» ha spiegato Rodolfo Petrosino, head of Real Estate Southern Europe di Ardian. E aggiunge: «A peggiorare il quadro si aggiungono normative più stringenti sull’efficienza energetica, che renderanno indispensabili interventi tempestivi per ridurre l’impatto energetico degli edifici».
Un quadro, questo, che spacca a metà la stessa Europa: da una parte, l’area occidentale, con il patrimonio immobiliare più vecchio; dall’altra, l’area orientale – l’Est Europa – che ha visto fiorire l’industria, la logistica e lo sviluppo del settore terziario negli ultimi 30 anni e dunque può fare affidamento su infrastrutture più recenti. Per esempio, a Praga solo il 47% degli uffici è da considerare obsoleto, a Budapest il 43% e Varsavia non supera il 40%.
Situazione diametralmente opposta nell’Europa occidentale, con Berlino che raggiunge quota 65%, Francoforte e Bruxelles 70%, Londra 76%, Amsterdam 77%, Parigi 80%, Stoccolma e Barcellona 81%. Ma il primato va a Milano, con l’86% degli immobili che ospitano gli uffici che risultano obsoleti e solo il 10% di essi che ha meno di 10 anni. «Gli standard Egs (acronimo di Environmental (ambiente), Social, Governance, ovvero i tre ambiti fondamentali del bilancio di sostenibilità) hanno creato una forbice, nel mercato immobiliare, tra edifici in linea con i criteri di efficienza e chi non lo è» ha detto Petrosino. E il rischio è che questi edifici diventino poco attrattivi, anche se, come ha spiegato Emanuele Caniggia, amministratore delegato di Dea Capital Real Real Estate sgr spa, a rendere interessanti le strutture ci sono altri parametri, come la vicinanza dal centro, la possibilità di essere raggiunti con i mezzi pubblici e i servizi circostanti. Adeguarsi, però, non basta: come ha sottolineato Caniggia, gli edifici di classe energetica A vanno anche saputi gestire, evitando gli sprechi nei consumi, per esempio tenendo acceso il riscaldamento e contemporaneamente le finestre aperte. Ma una cosa è certa: bisogna intervenire.