15 Marzo 2025
/ 27.02.2025

L’Artico si tinge di verde. E non è una buona notizia

Meno bianco e più verde. È il paesaggio che i cambiamenti climatici stanno ridisegnando nelle zone polari artiche.

Responsabile di questa mutazione è il cosiddetto fenomeno dell’Arctic greening, che consiste nell’espansione di vegetazione terrestre in un ambiente precedentemente coperto da neve o ghiacci. Un processo che nel XX secolo ha subìto una decisiva accelerazione e che rappresenta una delle risposte più rilevanti degli ecosistemi terrestri al cambiamento climatico.

Lo conferma uno studio internazionale, coordinato dal Cnr-Isp e svolto in collaborazione con Alfred Wegener Institute, Helmholtz Center for Polar and Marine Research e Joint Research Center-Eni-Cnr e i cui risultati sono pubblicati su Nature Communications Earth & Environment. “Attraverso l’analisi di firme chimiche da un archivio sedimentario marino prelevato alle latitudini estreme delle Isole Svalbard, in Norvegia, abbiamo individuato segnali riconducibili a un importante cambiamento nella copertura della tundra durante la transizione climatica registrata tra la Piccola Età del Ghiaccio (1400–1900 d.c.) e gli ultimi 100 anni in concomitanza con l’attuale riscaldamento di origine antropica”, spiega Tommaso Tesi, ricercatore del Cnr-Isp e coordinatore dello studio.

Secondo la ricerca, dunque, la rapida espansione della tundra, la vegetazione tipica delle zone polari artiche, sarebbe strettamente legata alla diminuzione della copertura di ghiaccio marino e al ritiro dei ghiacciai. “Il drastico declino dell’estensione del ghiaccio marino registrato a partire dai primi decenni del Novecento è coinciso con un incremento della vegetazione terrestre, suggerendo una forte espansione della tundra nelle aree precedentemente occupate dai ghiacci”. L’espansione della tundra ha avuto inizio negli anni Novanta del secolo scorso, in concomitanza con l’accelerazione del riscaldamento globale e il rapido collasso della criosfera artica, raggiungendo in questi anni il suo massimo sviluppo.

Lo studio rappresenta un passo avanti nella comprensione delle dinamiche complesse che regolano l’interazione tra clima, criosfera ed ecosistemi terrestri. La trasformazione della superficie artica modifica anche l’albedo, che misura la capacità di riflessione della radiazione luminosa ed è definito come il rapporto tra la radiazione solare incidente e riflessa da una superficie.

Il fenomeno del ‘greening’, inoltre, ha determinato anche un cambiamento nella composizione delle comunità vegetali, documentato attraverso le analisi geochimiche. Inizialmente le superfici terrestri emerse dall’arretramento dei ghiacci sono state colonizzate da muschi e licheni, tipici della tundra. “Successivamente, con il progressivo accumulo di materia organica e il miglioramento delle condizioni del suolo, hanno iniziato a insediarsi anche le piante vascolari (piante con radici, fusto e foglie)”, prosegue Gianmarco Ingrosso, ricercatore dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Cnr (Cnr-Iret) e primo autore del paper. “Tra le specie vegetali che sembrano beneficiare maggiormente del nuovo assetto climatico, un ruolo di primo piano è svolto da Salix polaris, una piccola specie arbustiva adattata a condizioni più miti, che sta gradualmente aumentando il suo areale di distribuzione”.

Un quadro complesso che solleva nella comunità scientifica di riferimento importanti interrogativi sull’equilibrio ecologico dell’Artico. “Se da un lato l’aumento della copertura vegetale potrebbe favorire il sequestro di carbonio atmosferico, dall’altro un cambiamento così drastico delle aree precedentemente occupate dai ghiacciai potrebbe portare a conseguenze significative sui cicli biogeochimici e sull’areale di distribuzione della fauna autoctona”, concludono i ricercatori del Cnr. “Inoltre, la fusione del permafrost, accelerata dall’aumento della temperatura, potrebbe rilasciare nell’atmosfera grandi quantità di gas serra, vanificando i benefici derivanti dall’incremento della biomassa vegetale. In questo caso, la crescita della vegetazione in Artico e un ambiente sempre più ‘verde’ rappresentano un serio campanello di allarme per i fragili ecosistemi polari”.

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